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rassegna stampa 13

31 agosto 2006
Tre morti sul lavoro La strage continua
http://www.ilmanifesto.it/
Ennesimo bollettino tragico nei cantieri e nelle campagne Tavolo al ministero di Damiano contro il sommerso
Appalti più controllati Il governo: via al documento di regolarità contributiva. E indici di congruità nei bandi pubblici
Roma
Nuovo tragico bollettino dai cantieri e dalle campagne italiane: un'incredibile serie di «incidenti» che ha ucciso tre persone e ne ha ferito altre due, in diverse parti d'Italia. Pesante, in particolare, il bilancio in Friuli Venezia Giulia, anche se per fortuna non si tratta di casi mortali: in mattinata Milko De Cesare, lavoratore di 41 anni, è sopravvissuto miracolosamente a una scarica di 20 mila volt che si è sprigionata da un cavo elettrico quando questo ha toccato la gru sulla quale stava lavorando l'operaio: visitato all'ospedale del capoluogo, è risultato illeso. Peggio è andata a Dante Leonzi, di 51 anni, che stava lavorando in un cantiere di Ugovizza, in provincia di Udine: ha fatto un volo di 6 metri, riportando diverse fratture ed è ricoverato in prognosi riservata.
I tre morti si sono registrati purtroppo a Perugia, Piacenza e nel brindisino. A Preci (Perugia), è morto un commerciante di prodotti agricoli, di 46 anni: stava caricando della segale su un autocarro, quando il braccio meccanico che stava manovrando è finito accidentalmente su un cavo elettrico. A Gariga, nel piacentino, uno dei titolari di un'officina meccanica, Ermanno Polledri di 54 anni, ha perso la vita schiacciato da un carrello. A Oria, in provincia di Brindisi, è morto Sergio Arpa, di 44 anni: stava pitturando la grondaia di un oleificio, è caduto e ha battuto la testa. Ancora una volta l'Osservatore romano ha chiesto alle istituzioni di muoversi.
Intanto, a Roma il ministro del lavoro Damiano e quello delle infrastrutture Di Pietro hanno incontrato i sindacati e la Confindustria per la prima «prova di concertazione» della nuova stagione. Si è parlato di interventi per il Sud e contro il lavoro sommerso. Si punta a intervenire per sanare la piaga rappresentata dal «nero», condizione che accomuna almeno 4 milioni di lavoratori italiani. Inoltre, calcola il sindacato, si parla di circa 170 miliardi di Pil sottratti ogni anno (pari al 15-17% del Pil), 72 miliardi di contributi omessi Irap, 2 miliardi di mancata Irpeg, 16,5 miliardi mancati versamenti a Inps e Inail. Dei complessivi 2700 ispettori del lavoro, solo 1400 sono impegnati «sul campo».
Alla riunione di ieri seguirà il 5 settembre un incontro tecnico. Damiano e Di Pietro incontreranno presto il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, per definire la normativa sulla regolarizzazione degli immigrati che denunciano il lavoro sommerso, e il ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro, per avviare un piano di regolarizzazione nel campo agricolo. Verranno estesi a tutti i settori il documento unico di regolarità contributiva (Durc) e la dichiarazione di assunzione un giorno prima dell'inizio del lavoro, come è già previsto per l'edilizia.
Si prevedono interventi di «repressione e premialità», ha spiegato Di Pietro. Negli appalti pubblici si dovrà «valutare il valore dell'offerta non solo matematica, quantitativa, ma anche di qualità dell'opera e di come si realizza, delle condizioni di sicurezza». Con gli appalti pubblici il governo intende «dare il buon esempio, evidenziando nei bandi di gara le quote destinate alla sicurezza dei cantieri». Damiano ha aggiunto che «il governo ha accolto la quasi totalità della piattaforma presentata da Cgil, Cisl e Uil, condividendo la necessità di un fondo nazionale per le imprese emerse, la previsione di indici di congruità, di meccanismi di tutela dei lavoratori immigrati, del coordinamento dei servizi ispettivi e di informazione».
Nuovi dati dalla Cgia di Mestre: negli ultimi 10 anni i lavoratori in nero sono aumentati di 95 mila unità, passando da 3.142.000 nel 1993 a 3.237.800 nel 2003 (ultimi dati Istat disponibili). Gli autonomi lanciano un nuovo attacco ai dipendenti pubblici, calcolando che se nel 2005 fossero stati retribuiti ai livelli dei privati, lo Stato avrebbe risparmiato 31,8 miliardi di euro, e l'attuale rapporto deficit-Pil sarebbe al 2,3% anziché al 4,1%. L'ennesima puntata «difensiva» contro la stretta fiscale annunciata dal governo?

01 settembre 2006
Folgorati mentre attaccavano le luminarie
http://www.ilmanifesto.it/
Nuovi infortuni sul lavoro: a Chieti muiono due operai che allestivano una festa di paese. Un altro morto nel bresciano
Serena Giannico
Chieti
Tre vittime sul lavoro, ieri: due in provincia di Chieti e uno nel Bresciano. Tragedie che si susseguono senza sosta. Stavano montando le luminarie su una striscia d'asfalto persa nei campi quando, col «rosone» metallico su cui sono incastrate le lucette colorate, hanno sfiorato un cavo dell'alta tensione.
Sono rimasti folgorati. Sono morti così Nicola Mastrangelo, 35 anni, e Giuseppe Vitulli, di 19, entrambi di Santa Croce di Magliano (Campobasso). L'incidente intorno a mezzogiorno. Entrambi si trovavano in località Villa Moggio di Canosa Sannita, paesotto del chietino. E' un posto sperduto tra le colline e il bosco, dove c'è la chiesetta di Maria Santissima dell'Addolorata. Il caratteristico tempietto è di un imprenditore del luogo. Tutto era pronto per la festa per la Madonna, prevista per domani e domenica.
Il dramma si è consumato in una manciata di secondi. Gli operai sono arrivati sul posto con un camioncino da cui parte un braccio di acciaio che termina con un cestello in cui ci sono i comandi per le manovre. Si sono infilati tutt'e due nel cestello e sono andati su, per installare l'ultima parte delle luminarie che troneggiavano sulla via. Ma, mentre sistemavano l'intelaiatura, hanno toccato i tralicci dell'Enel, da 20 mila watt, e per loro non c'è stato scampo. Una scarica elettrica li ha stroncati. Mastrangelo è rimasto ucciso all'istante. Mentre l'altro ragazzo si è accasciato, però respirava ancora. Un'ora di agonia per lui. Sono giunti l'ambulanza da Ortona, sembra in ritardo, e l'elicottero da Pescara. Ma nonostante i tentativi di rianimarlo, non c'è stato nulla da fare. E' deceduto lì, sdraiato sulle zolle. A dare l'allarme è stato il titolare della ditta, Salvatore Mastrangelo, che si trovava nei paraggi e che ha assistito alla tragedia. Sull'accaduto c'è un'inchiesta della Procura di Chieti. I carabinieri della compagnia di Ortona, inoltre, stanno verificando se fossero rispettate le norme sulla sicurezza e, soprattutto - e sarebbe questo il punto dolente - se gli operai erano assunti in regola. Altro infortunio letale, alle 10, nell'azienda agricola «Cascina Sant'Antonio» in via 11 Febbraio a Casigliano di Verolanuova, a Brescia. Il proprietario dell'azienda, Giovanni Lanzoni, di 37 anni, residente a Verolavecchia, si era issato con un argano su un silos alto una ventina di metri. Di colpo il marchingegno ha ceduto. Si è spezzato e lui è precipitato nel vuoto.
Un volo terrificante e si è schiantato al suolo. Le sue condizioni sono apparse subito disperate: era coperto di sangue e aveva fratture e lesioni. Pochi minuti ed è stato caricato su un'ambulanza dagli operatori del 118 e poi via la corsa verso l'ospedale di Manerbio. Si è spento durante il tragitto. Alcuni pezzi del rudimentale argano hanno colpito anche un giovane di 29 anni, abitante anch'egli a Verolavecchia, che lo stava aiutando. Quest'ultimo è stato ricoverato. E' grave. Ne avrà per circa quaranta giorni. Sull'accaduto ci sono accertamenti delle forze dell'ordine e della Asl. E torna in auge l'Ilva di Taranto che ha licenziato tre lavoratori per troppe assenze per infortunio. Sulla faccenda interviene, bacchettando i vertici dell'industria, il presidente della Provincia, Gianni Florido che dice: «Senza aspettare il pronunciamento dell'autorità giudiziaria, il gruppo Riva fa ancora in tempo a reintegrare i tre dipendenti che sono stati mandati via. Adottando una decisione di questo genere - continua - l'Ilva darebbe dimostrazione di una ritrovata disponibilità a riprendere il confronto con i sindacati e le istituzioni rappresentative del territorio. Se ciò non accadrà - evidenzia il presidente - siamo certi che ci penserà la magistratura a ripristinare il rispetto delle regole. Giudico comunque inaccettabile l'atteggiamento di chiusura del management dello stabilimento siderurgico. Non si può gestire una fabbrica di quelle dimensioni rinunciando al dialogo, mortificando il ruolo e le prerogative dei sindacati e umiliando i lavoratori. Mi conforta sapere - conclude il presidente della Provincia - che questo, sostanzialmente, è anche il parere del ministro Cesare Damiano e del governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola. Ora bisogna voltar pagina».