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rassegna stampa 11

06 Luglio 2006
SALERNO: MORTE SUL LAVORO
http://www.ilmanifesto.it
La tragedia in una fabbrica «ottocentesca», un'operaia quindicenne. Salari di due euro l'ora. E sicurezza zero
Francesca Pilla - Salerno
Aveva solo quindici anni Giovanna Curcio e da pochi mesi aveva trovato impiego alla Dimatex. Una fabbrica di materassi nel salernitano, fatta in casa, meglio in garage. Visto che la piccola azienda, meno di dieci dipendenti, costringeva le operaie a imbottire materassi e cuscini in uno scantinato di appena una cinquantina di metri quadrati per soli due euro l'ora. Per la ragazza di Casalbuono, che aveva lasciato la scuola, probabilmente era un lavoro come un altro per guadagnare qualcosa, per aiutare la famiglia e mantenersi. Ieri è morta asfissiata nello sgabuzzino dell'««azienda» assieme ad Annamaria Mercadante, lavoratrice di 49 anni, residente a Padula.
In quel seminterrato di una palazzina di sette piani infatti non era prevista nessuna uscita di sicurezza, tanto meno venivano rispettate le norme antincendio che dovrebbero essere l'abc del regolamento per la sicurezza sul lavoro in un laboratorio colmo di materiali sintetici, stoffe e solventi, dove basta la più piccola fiammella per mandare tutto a fuoco.
Così ieri mattina, probabilmente a causa di un corto circuito o di una qualche disattenzione, quando intorno alle undici le fiamme sono divampate nella fabbrica-garage per Giovanna Curcio e Annamaria Mercadante non c'è stata via di fuga, né possibilità di trovare un estintore per spegnere il fuoco. Le due lavoratrici sono state sorprese dall'incendio e con ogni probabilità nel tentativo di spegnere le fiamme hanno respirato troppi fumi velenosi. Quando i carabinieri di Agropoli e i vigili del fuoco sono riusciti a raggiungerle, le hanno trovate cadaveri in uno sgabuzzino. Altri due dipendenti e il proprietario della fabbrica, di cui si conoscono solo le iniziali M.B., sono invece riusciti a mettersi in salvo, mentre la palazzina è stata evacuata. Sette le famiglie coinvolte dall'incidente e che dovranno trovare una sistemazione temporanea: l'incedio è stato di una tale portata da rendere pericolante l'intera struttura.
Sulla vicenda sta indagando il pubblico ministero Oliviero della procura della repubblica di Sala Consilina. Assieme a Oliviero gli investigatori dovranno accertare la posizione lavorativa delle due donne, che come si crede erano a nero, controllare i permessi della Dimatex, ma anche chiarire le cause dell'incidente. Dalla Fillea Cgil di Salerno ricordano che il 28 maggio altri due operai sono morti in un incendio in una fabbrica di fuochi d'artificio: in base ai dati Inail, nella provincia di Salerno si verificano 27 incidenti mortali ogni anno. Un morto sul lavoro ogni 15 giorni: una vera e propria strage. «Gli incidenti sul lavoro in provincia hanno ormai assunto una cadenza insopportabile - dice Franco Tavella, segretario Cgil Salerno - Molto spesso sono determinati da norme di sicurezza inesistenti, da orari di lavoro non adeguati, da impieghi in nero. Queste due donne lavoravano per appena due euro l'ora». Per oggi la Fillea Cgil di Salerno ha indetto 2 ore di stop nel settore legno ed arredamento: per ricordare le due vittime e tutti i lavoratori morti negli ultimi anni.

10 luglio 2006
Drammatico infortunio alla Riva Acciaio. La vittima stava per terminare il proprio turno
Muore schiacciato tra i carrelli
http://www.larena.it/
Aveva 31 anni, a scoprire il corpo straziato è stato il fratello La produzione è stata interrotta per tutta la giornata I sindacati: «I decessi sul lavoro non si contano più Servono maggiori controlli, e non solo nei cantieri»
di Fabiana Marcolini
Ha controllato per l'ultima volta che tutto fosse a posto. Venti minuti e avrebbe varcato il cancello della Riva Acciaio per tornare a casa. A trovarlo, agonizzante, tra i due carrelli nel reparto lamieratoio è stato il fratello poco prima dell'inizio del turno, alle 5.50. Avrebbe dovuto dargli il cambio ma non vedendolo arrivare è andato a cercarlo. Seydi Idriss aveva 31 anni, era ancora vivo quando l'allarme è stato lanciato ma il carrello che trasporta i pezzi lavorati lo aveva schiacciato. Il vagone, che si muove su una sorta di nastro trasportatore su cui vengono caricati i rotoli di acciaio, gli aveva provocato lesioni gravissime. Ed è stato tutto inutile, Idriss è morto durante il tragitto in ospedale.
Una tragedia che in pochi minuti ha coinvolto l'intero stabilimento della Riva Acciaio di lungadige Galtarossa, tra la disperazione dei parenti e la celerità con cui i soccorritori hanno dovuto operare per cercare di salvare l'operaio. Per poterlo estrarre dal luogo in cui era rimasto schiacciato mentre probabilmente stava controllando lo scambio dei binari su cui transitano i carrelli, sono intervenuti i vigili del fuoco.
Una lotta contro il tempo, l'uomo era stato dilaniato. I medici inviati da Verona Emergenza hanno potuto solamente cercare di contenere il forte trauma addominale ma in ospedale, in borgo Trento, è arrivato già cadavere. Idriss era originario del Senegal, a Verona viveva da anni, con un lavoro regolare e una famiglia, si era sposato da poco e tra alcuni mesi gli sarebbe nato un bimbo, il primo. Un operaio che da anni era alle dipendenze della Riva e come lui il fratello, quello che ieri lo trovato, oltre che il cugino. Lavorano tutti lì, e tutta la famiglia ieri mattina era fuori dal reparto di Rianimazione. Ma la notizia che avrebbe confortato tutti non è arrivata. In ospedale sono andati anche molti colleghi, quelli che avrebbero dovuto iniziare a lavorare e che invece il cancella della fabbrica non l'hanno varcato. Sono tornati a casa e man mano che terminavano i turni i capannoni sono rimasti vuoti. L'incidente è avvenuto poco prima dell'alba e alle 6.10 nell'azienda siderurgica che si affaccia sull'Adige è arrivato il proprietario accompagnato dai dirigenti. Sul posto i carabinieri di Verona e i tecnici dello Spisal oltre al magistrato di turno, il sostituto procuratore Pier
Umberto Vallerin. Il capannone che accoglie il lamieratoio è stato posto sotto sequestro per permettere ai tecnici del servizio di prevenzione infortuni e sicurezza sul lavoro di eseguire i rilievi e cercare di ricostruire esattamente la dinamica. Mentre all'esterno dell'azienda c'erano gli operai che avrebbero dovuto iniziare a lavorare, ma un reparto dopo l'altro ieri si è fermato, la produzione è stata interrotta fino alle 6 di questa mattina e sempre oggi i rappresentanti sindacali del settore meccanico hanno in programma un incontro allargato per discutere sul tema della sicurezza.
«Se contiamo i decessi avvenuti dall'inizio dell'anno in tutti i settori produttivi il numero è spaventoso», interviene Stefano Facci, segretario provinciale della Fiomm Cgil che insieme ai colleghi di Cisl e Uil ieri, poco dopo l'incidente alla Riva, era fuori dalla fabbrica per concordare iniziative comuni.
«Abbiamo partecipato all'incontro organizzato in Gran guardia con i colleghi che si occupano di edilizia ma non è solo nei cantieri che servono controlli e rigore. I processi produttivi impongono ritmi e hanno particolari necessità che però rischiano di compromettere la sicurezza. E il prezzo in vite umane è altissimo. Comunque oggi (ieri per chi legge, ndr) tutto si è fermato».