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rassegna stampa 8

17 aprile 2006
http://gazzettino.quinordest.it/
ADRIA Salvatore Bozzato, di Cavarzere, è deceduto dopo quattro giorni di ricovero nel reparto di rianimazione.
Alla fine non ce l'ha fatta. Salvatore Bozzato, 33 anni, residente a Boscochiaro di Cavarzere, è morto dopo quattro giorni di ricovero nel reparto di rianimazione. Giovedì era rimasto coinvolto in un gravissimo incidente sul lavoro ad Adria: era stato travolto dal carrello portagru trainato dal camioncino dell'azienda per la quale lavorava, la "Raminelli" di Adria.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, pare che, dopo avere terminato un intervento di ristrutturazione di un fabbricato in corso Vittorio Emanuele Sud, vicino al vecchio cinema, nel cuore del centro storico di Adria, Bozzato e alcuni colleghi stessero smontando il cantiere e portando la gru in magazzino per il rimessaggio. L'incidente è avvenuto in piazza Bocchi, vicino al comando della polizia municipale.
La dinamica è tuttora al vaglio degli agenti, coordinati dal comandante Giuseppe Cascone, subito intervenuti sul posto. Di certo, Bozzato è finito sotto le ruote posteriori gemellari del rimorchio sul quale poggiava la gru, che lo hanno schiacciato all'altezza del torace, provocandogli numerosi e gravi traumi. Probabile che il giovane abbia perso all'improvviso l'equilibrio, forse mentre stava cercando di salire a bordo del veicolo. Lo stabiliranno con certezza i rilievi della polizia municipale.
La notizia della morte di Bozzato, che lascia un fratello, la sorella maggiore ed il padre, mentre la madre è morta una ventina d'anni fa, si è sparsa in fretta ieri pomeriggio ad Adria, quando, nel punto in cui è avvenuto l'incidente, è stato deposto un mazzo di fiori.
Le condizioni del giovane operaio erano apparse molto gravi sin da subito, in primo luogo ai soccorritori dell'Ulss 19 che sono accorsi sul posto. Ricoverato nel reparto di rianimazione con un quadro clinico critico, Bozzato ha resistito per quattro giorni, prima che il suo fisico cedesse ai numerosi traumi da schiacciamento che aveva riportato.
Gli agenti della municipale sono intervenuti per rilevare quello che si presentava come un vero e proprio incidente stradale. Gli ispettori dello Spisal dell'Ulss 19, invece, stanno lavorando sull'accaduto considerandolo un incidente sul lavoro. I loro sopralluoghi, iniziati il giorno successivo all'incidente, avranno infatti in primo luogo lo scopo di verificare il rispetto delle leggi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, anche se il cantiere nel quale lavorava Bozzato era già stato smontato.
Dell'incidente è stato informato il sostituto procuratore della Repubblica Ciro Alberto Savino, di turno durante il fine settimana Pasquale. Oggi dovrebbe decidere se disporre o meno accertamenti sulla salma.

19 aprile 2006
http://www.ilmanifesto.it/
Ilva Taranto, un morto e tre feriti
Nuovo gravissimo infortunio, ieri, nella «fabbrica maledetta», il complesso siderurgico dell'Ilva di Taranto. Un operaio è morto e altri tre lavoratori sono rimasti feriti verso le 16,30 mentre erano impegnati a trasferire nelle tubazioni i gas di recupero degli altoforni. Secondo una prima ricostruzione i quattro sarebbero rimasti intossicati dalle esalazioni.
L'operaio morto è Antonio Mingolla, di 47 anni, di Mesagne (Brindisi). Altri tre operai sono rimasti feriti, uno con ferite giudicate guaribili in pochi giorni e altri due ricoverati in prognosi riservata all'ospedale SS. Annunziata. Gli operai stavano svolgendo un intervento di manutenzione a una tubazione che trasporta il gas di altoforno alle varie utenze di stabilimento. Stavano quasi completando questo intervento, non lontano dalle centrale 1 nel centro siderurgico, e avevano posizionato un «disco cieco» che viene utilizzato quando si apre la condotta per evitare la fuoriuscita del gas. I lavoratori erano provvisti di maschere che forse, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, per qualche minuto non sarebbero state indossate. Per questo motivo i quattro operai sarebbero rimasti intossicati non appena il gas è fuoriuscito. L'operaio morto è dipendente della ditta appaltatrice «Cmt».

06 maggio 2006
http://www.ilmanifesto.it
Lavoro Due incidenti mortali a Sassari e Lamezia
Un operaio di 49 anni, Gennaro Toia, è morto ieri pomeriggio a Lamezia Terme (Catanzaro), all'interno di una industria per la lavorazione della calce. Secondo i primi rilievi l'uomo è stato travolto e schiacciato dal braccio di un mezzo per il trasporto della calce. Incidente anche in un cantiere a Viddalba, nel Sassarese. Un operaio di ben 69 anni è morto in seguito di una caduta dalla cabina di un camion. La vittima, Peppino Ruzzu, stava caricando dei blocchetti quando ha perso l'equilibrio ed è caduto da un'altezza di circa 2 metri.

28 aprile 2006
fonte: asinistra@email.it
Avanti in memoria di Antonino, operaio
"Morte bianca" per molti ... Antonino per noi

Gli amici tutti del Movimento Politico A Sinistra piangono la morte di Antonino Mingolla testimone di virtù civili e dedizione familiare, operaio generoso strappato alla vita sul luogo di lavoro.
Avanti in memoria di Antonino, operaio. Sono passati 8 giorni dalla tragica scomparsa del nostro amico fraterno Antonino Mingolla, 46 anni, in un incidente sul lavoro nell'inferno dell'ILVA di Taranto ma solo ora riusciamo a trovare le parole per annunciarlo e iniziare a commentarlo. Antonino è cresciuto con noi contribuendo a tutte le esperienze che siamo stati capaci di mettere in piedi in questi lunghi anni. E' stato tra i fondatori del Movimento A Sinistra risultando lucida mente impregnata di valori autentici e di sofferta testimonianza sul posto di lavoro. Lascia alla tenacia della moglie Franca ed alla purezza dei figli Gabriele e Roberta una eredità bellissima e pesante: la contagiosa vitalità di un uomo "giusto" e l'impegno a disvelare gli ultimi momenti della sua esistenza per andare alla verità dell'incidente mortale. Anche noi amici ci faremo carico, fintanto che viviamo, di questa eredità, provando con tutte le nostre forze ad affiancare la famiglia. Che proprio per l'accertamento della verità sull'incidente ha incaricato l'amico e compagno avv. Stefano PALMISANO di Fasano. Di seguito l'articolo di Graziano Santoro, il primo tra noi a trovare la forza per dare commento ed espressione ai nostri pensieri ed ai nostri sentimenti.

Mesagne, 18 aprile 2006

AVANTI IN MEMORIA DI ANTONINO, OPERAIO

La drammatica morte nei cantieri Ilva di Taranto di Antonino Mingolla, avvenuta lo scorso 18 aprile, non ha trovato adeguato spazio su giornali e televisioni nazionali. Questa insopportabile tragedia non è stata considerata all'unanimità una notizia degna di essere raccontata a tutto il paese. In quei giorni c'era troppa carne al fuoco in materia di cronaca e spettacoli e, soprattutto, andava dato il giusto risalto ai preparativi per il compleanno della amata regina d'Inghilterra Elisabetta II. La scomparsa di un operaio, l'ennesima nerissima disgrazia sul lavoro (le chiamano "morti bianche") che va ad ingrossare un bollettino ogni giorno più angosciante, avrebbe rischiato evidentemente di turbare il sonno degli italiani. E' il segno dei tempi.
Tempi che pure non perdono occasione per sbatterci in faccia tutti i nefandi effetti di un modello economico-sociale imperniato sul profitto dei pochi a scapito dei diritti di tutti, che fa dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo una prassi consolidata e sempre più socialmente accettata, che in nome dell'accumulazione della ricchezza dei privilegiati reclama, e il più delle volte ottiene, il peggioramento delle condizioni del lavoro. Quel lavoro su cui ancora, stando almeno alla Costituzione, sarebbe invece fondata la nostra Repubblica.
Eppure sembriamo proprio non volercene accorgere, troppo beatamente presi dal torpore di una quotidianità disumanizzante che ci svuota e umilia mentre ci blandisce con l'illusione di una normalità effimera e scintillante che non ci riguarda. La realtà sono gli abbaglianti corridoi di un centro commerciale, sono le vacanze intelligenti, i telefonini di ultima generazione, le auto di lusso e gli abiti alla moda, le vicende di perfetti sconosciuti che nel giro di un'ora diventano eroi nazionali grazie al nulla che sfoggiano nei loro (appunto) "reality".
Cosa conta allora l'inferno sferragliante delle zone industriali alle porte delle nostre città? Cosa importano quei guard-rail e quelle strade all'ingresso di Taranto di color rosso ruggine, lo stesso delle polveri che arrivano direttamente dagli stabilimenti industriali e su di essi si posano, quanto rimane di ciò che ha trovato già posto nei polmoni di chi ci lavora all'interno? A chi importa se di lavoro ci si ammala e si muore? E cosa conta la morte di Antonino.
Antonino era una persona amabile, così dolce in quella sua determinazione che conquistava, con un senso del dovere che ha procurato soggezione in chiunque l'abbia conosciuto, limpido esempio di dedizione agli altri e alla famiglia. E con l'ironia disillusa di chi da questo mondo non si aspetta grandi regali che raccontava quel sorriso amaro, di rado assente dal suo volto di ragazzino impertinente. Al giorno d'oggi dunque, un perfetto signor nessuno. Che nelle nostre riunioni però ha offerto, ogni volta che i turni asfissianti glielo concedevano (ma quanto gli pesava il non poterci essere sempre...), quel lucido contributo nell'analisi e nella proposta che poteva essere proprio solo di un uomo che viveva in piena consapevolezza la sua gravosa eppure ineludibile condizione di operaio del ventunesimo secolo. Il rifiuto appassionato di ogni ingiustizia, il senso e il valore della solidarietà gli appartenevano nel profondo. Antonino era autenticamente una persona per bene.
Caduta in battaglia. Perché può dirsi "posto di lavoro" quel luogo in cui un uomo, per portare due soldi a casa che possano consentire una vita dignitosa alla propria famiglia, consuma la propria persona in un'occupazione alienante e nell'angoscia quotidiana del rischio di rimetterci la pelle? O non trattasi piuttosto di "trincea"? Chiedete a chi in certi stabilimenti ci lavora o ci ha lavorato. Vedete nelle loro testimonianze quante volte ricorrono i termini "paura di morire" e "rischio della vita". Questa è la normalità per migliaia di persone appartenenti ad una categoria oramai fuori moda, quella degli operai.
Ecco perché Antonino, anche lui vittima del ricatto infame a cui si è sottoposti quando nella vita ci si trova a dover scegliere tra una disoccupazione disgraziata e una occupazione assassina, non è morto per una fatalità. Questo intollerabile dramma dei giorni nostri non c'entra nulla con la sorte avversa, perché non c'entra nulla il fato con le condizioni disumane e di assoluta insicurezza in cui si lavora in quegli stabilimenti.
I rapporti annuali sugli infortuni e le morti sul lavoro tolgono impietosamente tutti i dubbi a riguardo. Esistono invece responsabilità precise e pesantissime, responsabilità politiche e morali di coloro che si prodigano nell'edificare un'economia e una società a misura dei propri interessi e a scapito delle vite degli altri. E di chi ogni giorno, crogiolandosi nel disinteresse per tutto quanto gli passi anche a un palmo dal naso, ne fa il gioco infame. Sulle responsabilità penali la fiducia in una giustizia giusta e rapida è quella che con amarezza bisogna metterci in queste occasioni.
Adesso ci attende una pesante inevitabile responsabilità. Quella di non far finta di niente. Quella di non dimenticare. Quella di raccontare, vivere e lottare nell'esempio e in onore del sacrificio dei tanti ignoti Antonino della storia, nostri amati compagni di strada. Ci attende l'obbligo morale di trasformare il nostro dolore e la nostra rabbia in rinnovato vigore vitale e farci nuovi portatori del loro grido mai soffocato che anela giustizia per tutti. Se ne saremo degni e capaci.
Se no andiamo pure avanti così. Continuiamo ad odiarci l'un l'altro, ammazziamoci in guerra, per strada o sul lavoro, e chi riesce a portare le penne a casa, non perda una puntata del "Grande Fratello" e avanti tutta allegramente verso l'autodistruzione.

Mesagne, 23 aprile 2006

Graziano SANTORO
Movimento Politico A SINISTRA