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Thyssenkrupp, il pm: omicidio volontario
Fabio Sebastiani
Fonte: Liberazione, 15 dicembre 2010
15 dicembre 2010

Omicidio volontario. E' questa l'accusa con la quale il pm di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto condanne per complessivi settanta anni di reclusione per i vertici della Thyssenkrupp, a cominciare dall'amministratore delegato Herald Espenhahn. Per la prima volta in un caso di incidente sul lavoro viene ipotizzato l'omicidio volontario con dolo eventuale.
Insomma, stavolta non ci sono sconti per nessuno. Guariniello ha addirittura calcolato il "prezzo del reato", come l'ha definito: 800mila euro di "risparmio" sull'installazione del sistema di sicurezza.
13 anni e 6 mesi sono poi stati chiesti per quattro dirigenti: Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; e 9 anni per un quinto, Daniele Moroni. Questi risponderanno di omicidio colposo con colpa cosciente e omissione dolosa di cautele infortunistiche perchè secondo l'accusa «avrebbero messo in atto una vera e propria strategia per influenzare a proprio vantaggio l'esito del processo». Attenuanti concesse invece al quinto dirigente imputato, Daniele Moroni, accusato dei medesimi reati degli altri quattro ma che secondo la Procura nel corso del processo «ha manifestato una condotta ispirata palesemente alla collaborazione».
Anche per la società Thyssenkrupp, chiamata in causa come persona giuridica, ci sono state delle richieste di pena da parte del pm Raffaele Guariniello: il magistrato ha proposto una sanzione pecuniaria di un milione e mezzo di euro, l'esclusione da agevolazioni e sussidi nonchè la revoca di quelli in corso e il divieto di pubblicizzare i propri prodotti per un anno. Un'altra sanzione è la pubblicazione per intero della sentenza su grandi giornali di risonanza internazionale.
Ma il pm Guariniello non si è fermato qui perché ha chiesto anche la trasmissione degli atti per procedere per falsa testimonianza contro tre persone, e per procedere per omissione volontaria di cautele contro gli incidenti a carico di una quarta. Se la richiesta verrà accolta ci sarà dunque un'inchiesta bis per le violazioni delle norme in materia di sicurezza che si aggiungerà al procedimento, già in corso con una decina di indagati, per le testimonianze non genuine rese in aula.
Questo "particolare" delle false testimonianze non è stato certo secondario nello svolgimento del processo. Lo stesso Guariniello nel corso della sua requisitoria ha detto di non avere «mai vista una cosa del genere». «Non è stato un episodio isolato ma una strategia di più persone che si è protratta per mesi», ha aggiunto. L'ombra delle omissioni di cautele e dell'omicidio colposo riguarda uno dei consulenti dela Thyssenkrupp, Berardino Queto.
La Regione Piemonte, che si è costituita parte civile, ha chiesto un risarcimento di sei milioni di euro. L'avvocato ha parlato di «tradimento» e di «offesa» a valori fondamentali. Il processo è stato aggiornato al 17 dicembre per gli interventi di altre parti civili. Tutte di segno positivo le reazioni dei partiti.
«La requisitoria del pm Guariniello dimostra inequivocabilmente che tre anni fa non si è verificata una "tragica fatalità"», bensì la conseguenza drammatica di una strategia criminale posta in essere da chi ha voluto risparmiare sulla sicurezza mettendo consapevolmente a rischio delle vite umane», ha detto il segretario del Pd del Piemonte Morgando. «Attendiamo fiduciosi la decisione della Corte, auspicando che la severità della condanna sia da monito per tutti coloro che considerano la sicurezza sul lavoro solo un costo e un fastidio», ha concluso.