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Appello del comitato "Mai più 11 marzo"
Fonte: Liberazione, 14 luglio 2006
14 luglio 2006

L'11 marzo scorso la città di Milano è stata gravemente turbata da una serie di incidenti a causa di una manifestazione indetta dai centri sociali per protestare contro una manifestazione della "Fiamma tricolore", poi effettivamente svoltasi poche ore dopo, con sfoggio di saluti romani e slogan inneggianti al fascismo.

Gli incidenti hanno causato otto feriti - pur se leggeri-, danni per alcune centinaia di migliaia di euro e l'arresto di una quarantina di giovanti, ventitré dei quali sono ancora in carcere a quattro mesi dai fatti. I sottoscritti deplorano vivamente il ricorso a metodi violenti di lotta politica destinati a produrre solo danni politici e morali, prima ancora che fisici ed economici ed invitano tutti al rispetto della legalità repubblicana che, peraltro, proibisce anche le manifestazioni fasciste e l'apologia del fascismo. Tuttavia, i sottoscritti non possono esimersi dall'osservare che tali incidenti sono stati anche il prodotto di una carenza di prevenzione.

Infatti, al fine di garantire la pacifica convivenza, è più auspicabile ed urgente un'opera di prevenzione piuttosto che una successiva azione repressiva. A questo scopo, i sottoscritti promuovono il presente appello perché non abbiano più a ripetersi simili episodi e questo esige una riflessione pacata sull'accaduto e sulle sue cause che non possono essere ricondotte esclusivamente ad una particolare aggressività di quanti hanno indetto la manifestazione dell'11 mattina.

Non si può dimenticare che, nei due anni precedenti ai fatti in questione, in Lombardia, ha avuto luogo una lunga serie di violenze ad opera di formazioni dell'estrema destra: 16 centri sociali incendiati, 21 sedi sindacali, politiche e di associazioni partigiane devastate, un nugolo di aggressioni individuali con oltre 90 feriti (di cui almeno sei gravi) ed un morto. Fatti ben più gravi di quelli imputati ai giovani dei centri sociali e che non hanno, sin qui, trovato una risposa adeguata da parte delle istituzioni e, se tutto ciò non giustifica le violenze dell'11 marzo, tuttavia contribuisce a spiegare lo stato di esasperazione di cui le ha prodotte. Dunque, un'azione tesa a restaurare l'immagine di doverosa imparzialità delle istituzioni è il primo passo per rimuovere le ragioni di fatti come quelli dei quali oggi ci lamentiamo. In questo senso è auspicabile che l'Autorità Giudiziaria proceda come le leggi impongono ma resistendo ad ogni "giustizia speciale". Nello Stato di diritto non c'è posto per questo tipo di giustizia. Pertanto i sottoscritti chiedono un processo giusto e, perciò stesso, garantista e, quindi:
richiamano al più rigoroso rispetto dello spirito dell'art 27 della Costituzione che stabilisce che "la responsabilità penale è personale", principio generale che non può essere aggirato da una indebita estensione del reato associativo, sino ad una sorta di ribaltamento dell'onere della prova, per il quale la semplice presenza nei pressi del luogo degli scontri rende l'accusato responsabile di tutti i reati lì commessi, salvo dimostrazione di prova contraria. E, dunque si richiede il più rigoroso accertamento delle posizioni soggettive;
sollecitano una valutazione serena ed obbiettiva dei fatti che si esprima in una valutazione dei fatti proporzionata alla loro effettiva gravità e che, pertanto rifugga da ogni eccesso. Ancora una volta rifiutando ogni tentazione di "giustizia esemplare", magari sotto la pressione suggestiva dell'opinione pubblica o di alcuni suo settori;
si augurano che a questi imputati sia assicurato lo stesso trattamento, in materia di misure cautelari, riservato a tutti gli altri, nel rifiuto di ogni logica "punitiva speciale" e si ricorda a questo proposito, che una custodia cautelare in carcere di oltre quattro mesi è fatto assai raro anche per soggetti con precedenti penali ed accusati di reati assai più gravi.

I sottoscritti, pertanto, confidano nella comprovata sensibilità democratica e garantista dell'Ag che saprà garantire quel processo giusto qui invocato.

D'altra parte, la prevenzione di episodi di violenza. quali quelli qui lamentati, non può esaurirsi nel solo tratto giudiziario ma esige anche opportune misure politiche, pertanto i sottoscritti si augurano che le istituzioni locali, i partiti, i sindacati ed il mondo della cultura di Milano aprano un dialogo con questo settore del mondo giovanile da sempre impegnato nell'azione di volontariato sociale e culturale dal quale possono venire contributi assai rilevanti per il benessere comune.

Contestualmente, i sottoscritti auspicano che i centri sociali avviino una adeguata riflessione sulle forme della propria azione politica, prendendo atto di quanto sia controproducente il ricorso alla violenza come mezzo di espressione delle proprie istanze.

Carlo Leoni vicepresidente della Camera dei deputati
Pierfrancesco Majorino, consigliere comunale Ulivo-Milano; Franca Rame, parlamentare; Carlo Lucarelli, scrittore; Riccardo Sarfatti, capogruppo Ulivo alla regione Lombardia; Giuseppe Adamoli, consigliere regionale Margherita; Marco Cipriano, vice presidente del Consiglio regionale Lombardia; Mario Agostinelli, capo gruppo Prc al consiglio regionale Lombardia; Giuseppe Civati, consigliere regionale Ds; Paolo Del Bufalo, commissario regionale Nuovo Psi; Alessandro Pollio Salimbeni, membro consiglio nazionale Ds; Aldo Giannuli, ricercatore universitario.