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Intervista con LICIA PINELLI
Francesco "baro" Barilli
30 novembre 2003

Milano, 30 novembre 2003

Spesso si parla di "chiusura della stagione degli anni di piombo". Di solito questo discorso nasce in occasione di ipotesi di amnistia (o comunque provvedimenti "di clemenza") nei confronti dei protagonisti di quegli anni. Dietro la maschera "buonista" del perdono mi sembra però ci sia un elemento mancante fondamentale: si vorrebbe chiudere quella stagione senza aver ottenuto la verità su certi fatti. Una sorta di "perdono all'italiana" su cui volevo sentire il suo parere...

LICIA PINELLI:
Si può parlare di perdono solo dopo aver ottenuto la verità sugli avvenimenti di quegli anni... La chiusura della stagione degli "anni di piombo" potrebbe avvenire soltanto in seguito ad una ricostruzione storica veritiera, aderente ai fatti ed ai documenti relativi. Per chiudere quella stagione l'unica strada può essere soltanto la verità, certamente non la menzogna o la disattenzione o l'oblio.

In questi anni ho affrontato fatti della storia recente italiana che ci parlano di morti "strane", sulle quali non si sono mai ottenute verità o giustizia. Ho scoperto che in molti casi i parenti e gli amici delle vittime di quei fatti per "far sentire la propria voce" si sono associati. Questo tanto per vicende collettive (penso a Bologna o a Ustica) quanto per vicende individuali (penso al Comitato "Piazza Carlo Giuliani", o alle associazioni nate in memoria di Peppino Impastato). Lei invece ha sempre portato avanti la propria battaglia con discrezione e da sola: ha mai pensato anche lei a qualche "forma associativa"? E, se ci ha pensato, perché ha scartato quell'ipotesi? Si è mai sentita sola? (attenzione: quando dico "sola", intendo politicamente, non parlo della sua dimensione personale, che è "sua" e tale deve rimanere).

LICIA PINELLI:
No, non mi sono mai sentita sola, in quanto sono stata aiutata da amici e da avvocati che mi hanno sostenuto nella ricerca della verità. Quindi non ho mai pensato ad una forma associativa, soprattutto perché credevo fermamente nella democrazia e nello stato di diritto.

Mi sono occupato di diverse persone "ferite dallo Stato", in modi e tempi diversi, in cui il filo comune consiste nell'inefficienza e nell'inerzia degli apparati dello Stato. Come ho già avuto modo di dire, mi sembra che lo Stato vi abbia deluso tutti, ma vi abbia deluso proprio in quanto voi vi aspettavate una risposta ed un aiuto da quelle Istituzioni. E mi sembra dunque ragionevole ripetere con lei la domanda che ho già posto ad altri: come è cambiata (se è cambiata) la sua visione dello Stato, prima e dopo la tragedia che l'ha colpita personalmente?

LICIA PINELLI:
Ripeto quanto ho detto prima: ho sempre creduto nella democrazia e nello stato di diritto. Se poi le Istituzioni non sanno o non vogliono rispondere e non aiutano il cittadino che si rivolge a loro, la visione dello Stato per la collettività risulta alquanto "deteriorata"... Uno Stato forte e credibile sa afferrare e sopportare la verità, anche quando scomoda.

Non pensa mai alla riapertura giudiziaria del caso di suo marito?

LICIA PINELLI:
Solo se uscissero nuovi e probanti elementi. Ma c'è una sola possibilità: chi era in quella stanza si decida a parlare...

Una domanda "strana": sono sicuro che lei, perlomeno in un certo periodo, ha fortemente creduto di poter ottenere verità e giustizia per la morte di suo marito. Dopo suo marito, ha dovuto assistere, questa volta esternamente, a tanti altri casi. Ma lei come vive/ha vissuto quei fatti? Ha sperato "almeno per loro ci sarà giustizia" o si è rassegnata pensando "nemmeno loro ce la faranno"?

LICIA PINELLI:
Ho fermamente sperato che si facesse luce e verità sui casi successi in Italia in tutti questi anni, ancora avvolti nel mistero...

Nell'articolo parlo della vicenda "D'Ambrosio/Valitutti" (precisamente dell'intervista a D'Ambrosio su "Sette" e della conseguente smentita di Valitutti). Volevo un suo parere su questa vicenda.

LICIA PINELLI:
Non solo Valitutti ha smentito l'intervista D'Ambrosio, ma il 17 maggio 2002 ho rilasciato un'intervista apparsa su Repubblica in cui ho espresso il mio parere ed ho confermato quanto ha detto e ridetto Valitutti.

Francesco "baro" Barilli

NOTA:
L'intervista a cui si riferisce Licia nella sua ultima risposta è apparsa su "Repubblica" il 18 maggio 2002. La potete trovare a questo link:
http://www.repubblica.it/online/cronaca/calabresi/pinelli/pinelli.html