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Ambulante, " morte prevedibile" si aggravano le accuse ai medici.
E.L.
Fonte: Il Giornale di Sardegna, 13 novembre 2008
13 novembre 2008

La morte di Giuseppe Casu "era prevedibile", anche perché alcuni farmaci furono somministrati all'ambulante di Quartu - uscito cadavere dal reparto di Psichiatria, a is Mirrionis, il 22 giugno 2006 - "in associazone pericolosa, altri addirittura inutili per le condizioni del paziente". E soprattutto: a Casu, 60 anni e ottima salute al momento del ricovero per un trattamento sanitario obbligatorio, fu iniettato un medicinale contro l'alcolismo, L'Alcover "senza che gli fosse effettuato l'elettrocardiogramma": lo prescrivevano le linee guida. E senza che nessuno avesse certificato l'alcolismo. E' da brivido l'accusa mossa in aula da pubblico ministero Gian Giacomo Pilia, che ha portato al processo per omicidio colposo il primario di Psichiatria Gian Paolo Turri ( sospeso dall'Asl per 5 anni), assistito dai legali Giudo Manca Bitti e Luigi Porcella, e la dottoressa Maria Rosaria Cantone, difesa da Massimo Ledda, che aveva in cura l'ambulante. Iniziato ad aprile, il dibattimento davanti al giudice Simone Nespoli - che vede la famiglia Casu parte civile con Mario Canessa e Dario Sarigu - in realtà è entrato nel vivo solo ieri, quando la pubblica accusa ha rimodulato l'imputazione. Aprendo scenari più cupo per gli imputati. Nel nuovo capo d'accusa si legge che i medici "agivano nonostante la previsione dell'evento", perché per il paziente " non venne eseguita una consulenza cardiologica, né un elettrocardiogramma che avrebbe potuto controindicare la somministrazione concomitante di certi farmaci ( Alcover, Haldol, Entumin, Rivotril, Tegretol e Tavor) e scongiurare alterazioni, scompensi sia cardiaci che respiratori, non avendo neanche effettuato una radiografia del torace". Dunque, il decesso potrebbe essere stato causato anche da altri fattori, oltre che da quella ufficiale: trombo embolia polmonare. Una causa che i consulenti della procura, nel corso delle indagini, avevano ricondotto alla contenzione prolungata di un uomo che era stato anche sedato per le "crisi epilettiche", ma che comunque non era mai stato pericoloso. Quella diagnosi - trombo embolia - era stata fornita dall'ospedale Is Mirrionis al termine del riscontro diagnostico: la Procura non aveva potuto trovare conferme con un'autopsia perché i reperti di Giuseppe Casu sarebbero spariti dal laboratorio di Anatomia patologica poche settimane dopo l'avvio dell'inchiesta. Un "giallo" che ha fatto finire sotto accusa un altro primario, Antonio Maccioni, sospettato di aver voluto favorire il collega Turri. Sullo sfondo della vicenda, che ha scosso l'ambiente dei baroni in camice bianco, resta la storia di un uomo finito in ospedale per aver reagito allo sgombero della sua bancarella in piazza IV Novembre, a Quartu. Prossima udienza 11 dicembre.