Rete Invibili - Logo
Serantini, 42 anni dopo una mostra virtuale
Checchino Antonini
7 maggio 2014

In occasione del 42° anniversario della morte di Franco Serantini, la Biblioteca a lui dedicata pubblica mostra virtuale di manifesti dedicati a Franco Serantini.

La mostra va dai primi manifesti usciti, nei giorni immediatamente successivi a quel 7 maggio 1972, fino al manifesto del 1992 affisso in occasione della manifestazione commemorativa per il ventesimo anniversario.

Il manifesto politico è stato uno dei principali strumenti di agitazione e denuncia utilizzati dai movimenti di opposizione sociale nei secoli XIX e XX, entrando a far parte del paesaggio urbano. Oggi questi documenti sono una delle fonti preziose, per altro acclarata dalla comunità scientifica, per la ricostruzione della storia sociale e politica.

E' possibile consultare una parte della banca dati di questa raccolta, con la descrizione analitica dei manifesti, nel catalogo online della biblioteca.

La Biblioteca è impegnata da tempo in un'ampia ricerca di materiali e sarà grata a quanti potranno contribuire alla raccolta dei documenti e delle testimonianze al fine di offrire alle nuove generazioni una ricca documentazione che contribuisca a mantenere viva la memoria di Franco Serantini.

Al momento è già consultabile nel catalogo della biblioteca una consistente rassegna stampa, composta da oltre 300 articoli riguardanti Serantini e il suo caso a partire dal maggio 1972 fino ai nostri giorni. Inoltre, si sta raccogliendo una ricca collezione di fotografie e si è avviato l'inventariazione e il riordinamento dei fondi archivistici sul caso, tra i quali quelli di Luciano Della Mea e degli avvocati di parte civile Giovanni Sorbi e Arnaldo Massei.

La biblioteca è stata fondata nel 1979, a 7 anni di distanza dall'assassinio di Franco, pensata per essere un centro di conservazione e di divulgazione della memoria, ma anche di promozione di studio sulla storia dell'anarchismo, dei movimenti antiautoritari, del movimento operaio e sindacale. Nello specifico la biblioteca svolge il ruolo di centro di documentazione sulla storia dell'antifascismo e della Resistenza nella provincia di Pisa.

Nel 1982 la biblioteca è stata aperta al pubblico, gestita dal Circolo culturale "Franco Serantini", nato nello stesso anno. Da allora la biblioteca è cresciuta grazie al concorso di tanti amici e compagni che hanno donato libri, giornali e riviste (oggi sono oltre 18.000 i volumi posseduti, 3.700 i periodici, migliaia i documenti), diventando una struttura conosciuta a livello internazionale e frequentata da moltissime persone oltre che dagli studiosi.

Nel 1992 alle attività della biblioteca si è aggiunta la produzione editoriale, curata dall'etichetta "BFS edizioni" e nel 1995 si è costituita anche l'associazione "Amici della biblioteca Franco Serantini".

In tutti questi anni la biblioteca "Franco Serantini" con la sua presenza nella città e le iniziative culturali che ha promosso ha continuato a ricordare la storia di Franco, denunciando costantemente le responsabilità di poliziotti, magistrati e di tutti colori moralmente e materialmente responsabili della morte di Franco avvenuta nel carcere del Don Bosco la mattina del 9 maggio 1972. Scopo della BFS non è solo quella di ricordare Franco ma anche tutte le altre vittime della repressione, della strategia della tensione e degli atti di terrorismo (a Pisa ci sono altri due casi di repressione di stato dimenticati: Soriano Ceccanti, ferito gravemente durante alcuni incidenti tra studenti e carabinieri davanti alla Bussola di Focette nella notte del capodanno del 31 dicembre 1968 - Soriano rimarrà paralizzato per tutta la vita - e Cesare Pardini uno studente ucciso il 25 ottobre 1969 da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia durante le cariche contro gli studenti nei pressi dello stesso lungarno Gambacorti dove verrà picchiato a sangue Franco Serantini). Per tutti questi la BFS lavora ogni giorno per conservare la memoria degli anni di lotta, della stagione della contestazione studentesca e del movimento libertario, impegnandosi perché la memoria stessa possa diventare accessibile, fruibile, a disposizione non solo degli esperti ma di chiunque senta il bisogno di sapere, per non dimenticare.

Nato a Cagliari nel '51, Franco Serantini venne abbandonato per due annu in un orfanotrofio. Poi viene adottato da una coppia senza figli. Dopo la morte della madre adottiva è dato in affidamento ai "nonni materni", con i quali vive, a Campobello di Licata in Sicilia, fino al compimento dei nove anni quando è trasferito di nuovo in un istituto d'assistenza a Cagliari. Nel 1968 è inviato all'Istituto per l'osservazione dei minori di Firenze e da qui - pur senza la minima ragione di ordine penale - destinato al riformatorio di Pisa "Pietro Thouar" in regime di semilibertà, consistente nel mangiare e dormire in istituto. A Pisa, dopo la licenza media alla scuola statale Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale. Con lo studio e la conoscenza di nuovi amici incomincia a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all'ambiente politico della sinistra frequentando le sedi delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passando da Lotta continua fino ad approdare, nell'autunno del 1971, al gruppo anarchico "Giuseppe Pinelli" che ha la sede in via S. Martino al numero civico 48.

Insieme a tanti altri compagni è impegnato in tutte le iniziative sociali di quegli anni, come l'esperienza del "Mercato rosso" nel quartiere popolare del Cep, in molte azioni antifasciste e, infine e nell'accesa discussione che la candidatura di protesta di Pietro Valpreda ha innescato nel movimento anarchico. Il 5 maggio 1972 partecipa al presidio antifascista indetto da Lotta continua a Pisa contro un comizio del Msi. Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue.

Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice e le guardie carcerarie e il medico dottor Mammoli del carcere non giudicano serio.

Il 7 maggio, dopo due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella e trasportato al pronto soccorso del carcere. Muore alle 9,45.

Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere dal Comune l'autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L'ufficio del Comune rifiuta, mentre la notizia della morte di Serantini si diffonde in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all'avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo si svolge l'autopsia: l'avvocato Giovanni Sorbi esce dalla sala dell'obitorio dell'Ospedale di Santa Chiara e ricorda: «È stato un trauma assistere all'autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c'era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi».

I suoi funerali il 9 maggio 1972 vedono una grande partecipazione popolare. Al cimitero, Cafiero Ciuti, un anziano militante anarchico, tiene l'ultimo discorso di commiato. In piazza S. Silvestro il 13 maggio 1972 dopo una grande manifestazione indetta da Lotta continua con un comizio conclusivo di Gianni Landi per gli anarchici e di Adriano Sofri per Lotta continua viene apposta all'ingresso del palazzo Thouar, che è stata l'ultima abitazione di Franco, una lapide in suo ricordo. Le manifestazioni e le iniziative per ricordare Serantini si rinnovano, anno dopo anno, a Torino gli viene dedicata una scuola, nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima e nel 1982 in piazza S. Silvestro, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori di Carrara.

Le indagini per scoprire i responsabili della morte di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei "non ricordo" degli ufficiali di PS presenti al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle stanze della magistratura. Ma la vicenda di Serantini rimane all'attenzione dell'opinione pubblica: attraverso una costante campagna stampa dei giornali anarchici, di Lotta continua, del movimento, di quelli democratici, dei comitati "Giustizia per Franco Serantini" e infine del libro di Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini, uscito nel 1975, si è potuto conoscere e mantenere in vita la memoria di un ragazzo, assassinato in una strada dell'Italia dei primi anni settanta, che credeva nella libertà, nella giustizia e in un mondo migliore. Nel 1977 il dottor Mammoli, medico del carcere Don Bosco, responsabile di non aver preso seriamente in esame Franco Serantini che accusava forti dolori alla testa causa una forte emorragia interna al cranio, venne ferito seriamente; il ferimento venne rivendicato da Azione Rivoluzionaria (gruppo armato che operava in quegli anni).

Per sostenere l'Associazione: IBA: IT25 Z 076 0114 0000 0006 8037 266 intestato a: Associazione amici della BFS Onlus, 56124 Pisa. Per devolvere il 5 per mille alla Biblioteca Franco Serantini è possibile assegnare direttamente questa quota all'Associazione Amici della Biblioteca Franco Serantini ONLUS apponendo sui modelli di dichiarazione dei redditi la propria firma e il codice fiscale dell'Associazione nell'apposita casella quella a "Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nel settori di cui all'art. 10, c. 1, lett. a) del D.Lgs. n. 460 del 1997". Il codice fiscale dell'Associazione Amici della Biblioteca Franco Serantini ONLUS è: 93057680501. La scelta di destinazione del 5 per mille, diversa e non alternativa a quella dell'8 per mille, non comporta alcun esborso per il contribuente in quanto si tratta di "tasse" che verrebbero comunque sottratte.