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Processo Mastrogiovanni, motivazioni della giudice: "La contenzione gli procura disperazione e paura"

"La condotta degli infermieri va inquadrata nella scriminante dell'articolo 51 comma 3 del codice penale che esclude la responsabilità dell'esecutore di un ordine criminoso quando, per errore di fatto, abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo". Così il giudice monocratico Elisabetta Garzo spiega la decisione di non condannare gli infermieri nel caso Mastrogiovanni e di punire per sequestro di persona, morte come conseguenza di altro reato e falso in cartella solo i medici. E' questa una delle parti più attese delle motivazioni, ben 190 pagine, che sono state rese note lo scorso 27 aprile dalla presidente del Tribunale. "E' rimasto occulto il principale sintomo - scrive in merito la Garzo - dell'illegittimità della pratica contentiva: la mancata annotazione in cartella. Gli infermieri neppure avrebbero potuto prendere una propria autonoma iniziativa nello slegare il paziente e inoltre c'è da constatare l'assoluta impreparazione degli stessi rispetto alla contenzione". La giudice ha voluto in premessa rendere noti pure i motivi che hanno portato a una così lunga motivazione: "La gravità dei fatti oggetto del processo impongono di ordinare l'iter motivazionale secondo un preciso schematismo, ciò al fine di non trascurare degli elementi emersi nel corso dell'istruttoria e nessuna delle argomentazioni difensive illustrate dai patroni delle parti civili e degli imputati". Ma la stessa giudice ha specificato come ha ritenuto "...la contenzione praticata nei confronti di Mastrogiovanni assolutamente ingiustificata e comunque irrispettosa dei doverosi limiti imposti nella sua esecuzione che rappresentava una metodica abituale di gestione dei pazienti ricoverati nel reparto di Psichiatria". Inoltre si è protesa a smentire pure le dichiarazioni del direttore sanitario che considerava il Tso come contenzione: "E' un'equazione assolutamente surreale, destituita di qualsiasi fondamento - scrive la Garzo - sia sul piano medico-scientifico che su quello giuridico". In merito al video la giudice ha invece sottolineato: "Le prime immagini di Mastrogiovanni nel reparto mostrano un uomo assolutamente tranquillo, intento a mangiare da solo un panino e successivamente a riposare. Nulla di più incompatibile con il fantomatico stato di agitazione, o la possibilità di recare danno a terzi. Al contrario, come detto, le immagini certificano che fu proprio la contenzione ininterrotta a far nascere e a far crescere nel Mastrogiovanni il senso di disperazione e paura che lo portò a più riprese a tentare di liberarsi dalle cinghie con cui era bloccato". Il legale della famiglia della vittima, Caterina Mastrogiovanni, ha detto: "Stiamo studiando la sentenza perché è articolata e motivata in maniera capillare e ricostruisce tutti i fatti dibattimentali". Sullo stesso tenore i commenti del Comitato Verità e Giustizia.