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23/11/05: LA GIUSTIZIA NEGATA - Angelo Garro
Intervento di Angelo Garro in occasione del convegno "la giustizia negata", organizzato per il trentennale dell'omicidio di Piero Bruno
Angelo Garro
26 novembre 2005

Sono Angelo GARRO genitore di un militare caduto in servizio in tempo di pace. Sono portavoce del CO.GE.Mil. (Comitato Genitori di Militari caduti in tempo di pace). Mio figlio era l'alpino Roberto Garro, deceduto assieme a tre commilitoni nella tarda serata del 9 giugno 1998, in un incidente stradale i cui contorni, a causa di uno Stato indifferente e menzognero, sono rimasti a dir poco oscuri.
Sono uno degli oltre 10.600 genitori vittime di quella strage silenziata di cui non si parla mai; non si deve parlare mai. E solo occasioni eccezionali come questa (poche per la verità) danno a noi la possibilità di far sentire una voce, la nostra voce, su un olocausto che da anni si consuma fra silenziose indifferenze e colpevoli omissioni.

E' per questa possibilità che ringrazio innanzi tutto, gli organizzatori di questo Convegno che vuole ricordare il trentennale un altro giovane caduto: Piero Bruno; e ringrazio l'ideatrice e gli organizzatori di reti-invisibili che hanno dato a tutti noi, vittime di stragi, la possibilità di raggrupparci ed essere meno soli, e quindi meno deboli, e ringrazio quelle forze politiche che oggi qui presenti, ci ascolteranno e forse con questa occasione ci saranno meno lontane.

IL MIO INTERVENTO, pur trattando di una strage, potrà sembrare una voce fuori dal coro, ma nella realtà sarà solamente complementare alle tante stragi che ben conosciamo. Strage non fascista e non terroristica, ma sicuramente strage di Stato; strage senza Giustizia e senza Risarcimenti. Comunque di stragi parlerò; di quelle stragi di cui ripeto nessuno parla mai proprio per via di quelle leggi di guerra rispolverate, dopo 60 anni di pace, per tenere sotto silenzio tutti questi lutti, legge 1dic. 2001 n° 421 articoli 72 - 73 che vietano la diffusione di notizie militari come: "l'illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari"; con il rischio di una condanna penale che va dai 2 anni ai 20 anni di carcere.
E ciò anche se non si tratta di sicurezza nazionale, ma solo di lutti.
Lutti causati da incidenti veri o presunti; Suicidi veri o inventati; nonnismo spontaneo o organizzato; uranio impoverito, plutonio, benzene ecc ecc.

E sull'uranio la lista dei decessi è già molto lunga nonostante le false dichiarazioni sul numero dei morti, ma non dobbiamo dimenticare che vi è purtroppo anche una lunga "lista d'attesa"; si parla di oltre 300, forse molti di più, di casi di malattia grave e a rischio della vita.
Ricordiamo con commozione Stefano Melone, Salvatore Vacca, Giuseppe Pintus, Luca Sepe, Crispino Adragna, il Caporale Maggiore degli alpini, di 26 anni VALERY MELIS passato da un ospedale all'altro da Cagliari a Napoli a Milano, morto a seguito e a causa di morbo di Hodgkin causato da uranio impoverito dopo aver partecipato a tre "missioni di pace" servendo la Sua Patria e obbedendo ed eseguendo quegli ordini che qualche infingardo gli imponeva, (marciare sull'uranio e tacere sui suoi effetti privo di protezioni e senza alcuna tutela), ed in seguito negava e tradiva. Valery Melis che abbiamo seguito personalmente giorno per giorno fino alla fine.

Valery Melis è morto perché tradito. Mio figlio, è stato tradito.
Tanti giovani sono morti perché sono stati traditi da uno Stato che prima li spreme e poi li uccide mandandoli allo sbaraglio e poi li cancella e li dimentica. Sono le vittime dello Stato. Ignorate dallo Stato.
Carne da cannone a basso costo, anzi gratis; questo sono oggi i nostri figli. Uranio, plutonio, benzene, emissioni elettromagnetiche, e aggiungiamo anche nonnismo, negligenze e trascuratezze varie da parte dello Stato. Ragioni su cui si dovrebbe discutere e studiare molto di più, ma si dovrebbe anche e soprattutto, istituire una nuova commissione di studio per trovare un antitodo contro: l'indifferenza, l'inettitudine, il sopruso e l'enorme disumanità che regna all'interno delle nostre Forze Armate e non solo nelle Forze Armate. Purtroppo, e ripeto: purtroppo, anche all'interno del nostro Parlamento questa indifferenza persiste.

La mia, anzi, la nostra testimonianza è testimonianza di vittime, avendo perso come tanti altri genitori e familiari, sparsi dalle Alpi alle Egadi e oltre, il nostro unico figlio in quel servizio militare che era la leva obbligatoria. Eppure molto si potrebbe fare Voi (politici) e noi (cittadini), per migliorare questo nostro paese, per i danni provocati dal dolore e soprattutto dalla rabbia, per le tanti morti ingiustificate ed ingiustificabili; questa che ci si offre oggi è forse un'occasione più unica che rara,
la possibilità di dialogare e presentare in un documento, una piattaforma che nasce dal basso, dai cittadini e di cui la coalizione dell'Unione si spera tenga conto. È un ottimo punto di partenza, si spera poter arrivare al traguardo di una più equa giustizia sulle tante morti vittime dello Stato o delle stragi di Stato.
Ripeto: Morti Ingiustificate, perché rimaste sempre senza chiarezza e senza giustizia; è mio figlio ne è la prova. Ingiustificabili perché si potevano spesso evitare, con più attenzione da parte appunto dello Stato, attraverso gli organi preposti.

"STRAGE DI STATO" come noi genitori ci ostiniamo a definirla, perché ne ha tutte le caratteristiche, in quanto coinvolge nei 20 anni che vanno dal 1978 al 1998 ben oltre 10.600 morti (sono dati del Min. Difesa).
Giovani militari, tutti nostri figli fra cui: uomini delle forze dell'ordine che perdono la vita nel loro impegno quotidiano per quella sicurezza a cui tutti noi aspiriamo, perdono la vita al servizio del paese e quindi al servizio della Patria. I resoconti ufficiali ci dicono che in questo paese il numero delle vittime delle tante stragi si aggirano fra i 400 e 500 morti all'anno, e siamo "in tempo di pace", tutte prive di una compiuta "verità ufficiale", e tutte con la protezione di organismi statali. Stragi per lo più da sempre occultate da quell'inutile ed a sproposito utilizzato "Segreto di Stato" "Segreto Militare" "Riservato" che non fa mai chiarezza, mai verità e non dà mai colpevoli.
La nostra testimonianza ancora una volta è una testimonianza sì di dolore, ma anche di tanta rabbia non avendo accettato questa morte, ma soprattutto non avendo accettato questo sistema che silenzia e ignora quanti muoiono al servizio del Paese fra l'indifferenza istituzionale, la mancanza di tutele (anche sindacali) è l'assoluta mancanza di questa prevenzione che ci rende furiosi! Non dimentichiamo che con la sospensione della leva, oggi si è creata una nuova categoria di lavoratori; lavoratori con le stellette, ma lavoratori senza alcuna tutela.

Questa è la testimonianza di come lo Stato ci abbandona dopo averci portato via i nostri figli, e di come abbandona quei soldati reduci dalle "Missioni di pace" dopo essersi ammalati per aver marciato privi di protezioni laddove l'uranio impoverito ha cosparso suolo e cose della sua micidiale polvere. Anche adesso a Como, a Oristano altri giovani stanno subendo tale trattamento. a Trapani è mancato di recente Rino Adragna.
La non chiara definizione e la mancanza di limiti del: Segreto di Stato, del Segreto Militare, del Riservato; sono le tre maledizioni, che non permettono mai di sapere la verità e ottenere giustizia, e col cui falso utilizzo si occulta ogni verità. Tutte le verità. Tre maledizioni che meritano un urgente lavoro di riprogrammazione della suddetta legge in maniera più trasparente e più democratica (Come riportato al punto 1 del documento consegnato). Altrimenti anche noi al pari delle vittime della mafia, delle vittime di terrorismo non otterremo mai giustizia, ma diversamente da costoro non otterremo mai alcun risarcimento e mai un memorial day.
Naturalmente oltre tutto ciò, fino a quando assisteremo all'impunibilità dei vertici militari responsabili???

Ma di tutto ciò una fetta di responsabilità va anche alla stampa.
Quella stampa, troppo compressa e spesso compromessa, forse perché troppo timorosa anche a causa di alcune "leggi speciali" che esistono, specie dopo la "riforma" del codice penale militare di cui non siamo d'accordo. Da 2 a 20 anni di carcere per chi divulga notizie sui militari sono un bello spauracchio!!!
Pessimo esempio della nostra stampa e molto diversamente dal comportamento di quei Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post che, fecero dimettere nel '72 l'uomo più potente del mondo non temendo di pubblicare notizie "Riservate".
Troppo scomodo in Italia arrischiare un commento scritto, una critica o solo una cronaca, per un giornalista in una stampa libera che libera non è.
Quindi meglio tacere, alla faccia dell'art. 21 della Costituzione sulla libertà di stampa e di parola.

Ma se ciò lo fanno i Media, non lo faremo certo noi che questa libertà ci siamo guadagnati sul campo, con il sacrificio non solo di nostro figlio Roberto oggi, ma già ieri con il sacrificio dei familiari delle nostre due famiglie (mia e di mia moglie).

Nostro figlio Roberto che oggi come allora, come in quel lontano (ma non troppo) 1940 quando mio zio Carmelo Tartaglia, fratello di mia madre di 19 anni, insieme a quelle che furono definite le 100.000 gavette di ghiaccio, partirono per il fronte russo e non tornarono più in Patria nemmeno le ossa. Allora fu il freddo, la fame, le bombe a fermarli per sempre, la nella steppa gelata; oggi qui: è il gelo dell'indifferenza, del sopruso, della negligenza e dell'ingordigia ad ucciderli.

Come lo zio di mia moglie, Anselmo Premuni, Martire di Cefalonia, trucidato a soli 19 anni insieme ad altri 9mila nostri soldati inviati in un'altra sciagurata guerra che doveva spezzare le reni alla Grecia.
Oggi come allora.....nostro figlio, e come tanti altri giovani inviati in missioni di pace, lo accompagnammo fino al treno, alla Stazione Centrale di Milano, partì su quel treno che aspettammo che sparisse alla vista prima di andarcene, quel treno su cui nostro figlio Alpino Roberto di 19 anni della Julia, partì, partì per sempre..........! Era domenica 7 giugno 1998, erano le ore 14,45 e Roberto non tornò più........e non lo vedemmo più!
Anch'Egli come 60 anni prima il prozio, partito per la Russia. Anch'Egli come per andare in un'altra Russia Non lo vedemmo più. Ne vivo ne morto, ripetendo dopo 60 anni quel dramma che fu di mia nonna, quando suo figlio Carmelo, mio zio; partito per la Russia non fece più ritorno, e come lo zio di mia moglie partito per la Grecia: non tornarono mai più, ne vivi ne morti.
Dopo 60 anni la storia si ripete ancora ai giorni nostri, in tempo di pace, con l'aggravante di proclamarci civili e democratici, ma non certo trasparenti. Ma non deve più succedere!
Tutti questi elementi esposti in questa nostra testimonianza non devono meravigliare se alimentano la sfiducia verso lo Stato e le sue istituzioni.
Siamo soli. Siamo abbandonati. Come potremmo lottare per cambiare le cose???
Sfiducia che ci tenta e ritenta di ingrossare quelle file ormai troppo lunghe di astensionisti del voto, in segno di protesta verso quella classe politica non più in grado di rappresentarci.
Chiediamo solo un po' più di attenzione, Chiediamo solo un po' più di giustizia.