Rete Invibili - Logo
G8, un video e un appello per l'inchiesta parlamentare
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 12 luglio 2006
12 luglio 2006

Un video per confutare l'archiviazione dell'omicidio Giuliani e una commissione d'inchiesta per ricostruire la gestione complessiva dell'ordine pubblico, a Genova, nei giorni del G8 2001. Cinque anni dopo, un pezzo del parlamento continua a interrogarsi su quella vicenda e preme perché prenda corpo l'inchiesta parlamentare così com'è scritta nel programma dell'Unione. Un impegno parlamentare, quello di Rifondazione comunista, indissolubilmente intrecciato allo sforzo del comitato Piazza Carlo Giuliani per scandagliare le facce meno illuminate della vicenda giudiziaria che ha portato all'archiviazione sbrigativa dell'omicidio del ventitreenne genovese ucciso dal proiettile di un carabiniere dopo ore di scontri innescati dalle cariche a freddo di un plotone di carabinieri contro un corteo regolarmente autorizzato che scendeva dallo Stadio Carlini verso la zona rossa degli Otto grandi.

Il video (che verrà proiettato al pubblico il 18 e due giorni dopo sarà distribuito con Liberazione) e la proposta di legge firmata da 55 senatori il giorno in cui si insediava il governo Prodi sono stati presentati ieri mattina a Palazzo Madama, presenti - tra gli altri - il vicepresidente del Senato Caprili e Haidi Giuliani, la mamma di Carlo che, proprio il 20 luglio, quinto anniversario dell'omicidio, subentrerà a Malabarba tra i banchi del Prc a Palazzo Madama. «La sua presenza - ha spiegato Giovanni Russo Spena, capogruppo Prc - allude a un nostro forte impegno per capire la nuova strategia della tensione che fu messa in atto a Genova». Russo Spena si riferisce alla necessità di capire i meccanismi di formazione delle forze dell'ordine, gli orientamenti rispetto ai sistemi d'arma. E, naturalmente, «alla linea di comando che ha deciso quei comportamenti nelle piazze, alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto», come ripete Gigi Malabarba, capogruppo nella passata legislatura, quella in cui per tre anni non fu nemmeno possibile votare una proposta di inchiesta parlamentare che figurava al secondo posto, perpetuo, dell'ordine del giorno.

Per puntare da subito a una commissione bicamerale d'inchiesta arriva anche un appello già sottoscritto, alla vigilia delle iniziative genovesi per il quinto anniversario, da centinaia di intellettuali, giornalisti, esponenti della politica e dei movimenti. Le grandi anonmalie del "caso Genova" sono «almeno tre: la gestione dell'ordine pubblico che portò a quella che Amnesty definì la più grave sospensione dei diritti umani in Occidente dopo la II guerra mondiale, la solitudine di un gruppo nella ricerca di verità e giustizia e il silenzio dei grandi giornali sui processi scaturiti da quei fatti e che vedono sotto accusa funzionari di polizia e carabinieri». Così dirà Haidi Giuliani prima della proiezione del video, tutto materiale pressoché inedito collazionato da Giuliano, il papà di Carlo. 38 minuti che iniziano con inquietanti foto di gruppo di uomini delle forze dell'ordine travisati, con armi improprie e abbigliamento da infiltrati e finiscono con la scena madre recitata da un vicequestore (quello che comandò le cariche) che prova a recitare l'improbabile versione su un manifestante ucciso da una "pietra amica" a uso e consumo delle telecamere di una tv del premier di allora. In mezzo la ricostruzione precisa di ciò che accadde a Piazza Alimonda, prima, durante e dopo l'omicidio quando uno dei carabinieri in piazza appare sconvolto e si tiene la testa con le mani mentre la reazione di altri suoi colleghi fu molto meno sorpresa. «Chi sapeva?», si domanda ancora Malabarba al termine di un dibattito a cui hanno assistito i direttori di Liberazione, del manifesto, il vice dell'Unità e in cui i diversi parlamentari hanno aggiunto tasselli sull'urgenza di un'«inchiesta sul passato regime» (Furio Colombo, all'epoca direttore dell'Unità), sulla «compressione dei diritti civili in nome del concetto "ameba" di sicurezza» (Francesco Martone), sulla necessità di «ridurre l'area del segreto di Stato» (Lidia Menapace), di «ricostruire il patto di rispetto tra Stato e cittadini, questione generale e culturale» (Tiziana Valpiana) e non dimenticare «altre vicende che reclamano verità e giustizia: quella degli operai di Melfi indagati, degli antifascisti milanesi in galera dall'11 marzo e quella di Federico Aldrovandi, ucciso in un controllo di polizia» (Claudio Grassi). «Ma Genova è stato il momento discriminante e va rimessa agli atti», ricorda Rina Gagliardi.

Intanto, da domani, la saletta dei senatori del Prc sarà intitolata Carlo Giuliani. «Un punto di provocazione che non passerà inosservato, una disobbedienza in nome dello stato di diritto», dice ancora Russo Spena.