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G8: «Trasformati in bestie per pestare meglio»
Franco Fracassi
16 febbraio 2013

Trattati come bestie per trasformarli in feroci macchine da pestaggio. È questo che è accaduto per mesi ai carabinieri che si apprestavano ad andare a Genova per occuparsi dell'ordine pubblico a Genova durante il G8 del 2001. Risultato? «Se mi fossi trovato davanti mia madre avrei picchiato anche lei». Lo ha rivelato a Popoff un ex carabiniere che partecipò a quel G8.

Il testimone nel luglio 2001 è stato spedito a Genova insieme a tanti suoi commilitoni. Per paura di ritorsioni ha chiesto di non citare il suo nome e la sua attuale professione.

Ecco il suo racconto: «Dall'inizio dell'anno cominciarono i problemi in caserma. Mancavano sei mesi al G8 e nessuno riuscì più a tornare a casa. Niente più licenze. Il fatto, però, che non ce lo dissero chiaramente. Succedeva questo: ogni volta che qualcuno di noi stava per andare in licenza gli veniva ordinato di restare in caserma. E questa cosa accadeva pochi minuti prima, proprio quando si stava assaporando l'aria di libertà. Il tutto condito con un addestramento durissimo, con marce massacranti e un pressante condizionamento psicologico. Il risultato è stato che mancava ancora tempo al G8 che già ci sentivamo come bestie in gabbia. Avevamo dentro una rabbia da sfogare. Una rabbia tale contro tutto e tutti che ci avrebbe portato a picchiare chiunque ci si fosse parato davanti. Chiunque, perfino un nostro amico o un nostro familiare. E così è stato. Pensi che io al G8 ci sarei andato volentieri, a manifestare, però. Eppure quando mi sono trovato di fronte ai no global ho picchiato come un fabbro. Non m'importava di nulla. Menavo tutti, con violenza, con incredibile violenza. La rabbia mi aveva fatto entrare in trance da violenza. Avrei picchiato anche mia madre se me la fossi trovata davanti».