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Quel pestaggio nel cortile che è rimasto impunito
La prescrizione assolve i protagonisti degli abusi in piazza, niente giudizio per il «cortiletto». Alla sbarra la vittima di un arresto «sbagliato». Episodi minori rimasti lontani dai riflettori
Alessandra Fava
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
20 luglio 2007

I reati sono prescritti e le vittime del pestaggio continuano a chiedersi perché la loro storia, tra le più eclatanti, sia rimasta senza giustizia: un pestaggio avvenuto all'interno di un cortile in cima a corso Gastaldi dietro la Coop, il venerdì pomeriggio subito dopo la morte di Giuliani, che il manifesto ha raccontato negli anni scorsi. Una quarantina di manifestanti fuggendo si era rifugiata in un cortile. Sono stati pestati da carabinieri del Tuscania. Nove manifestanti finirono in manette con l'accusa di concorso in resistenza aggravata. Portati alla caserma dei carabinieri di San Giuliano i nove subirono altre violenze fisiche e verbali finché non furono trasferiti nelle prime ore del sabato al carcere di Pavia, da cui uscirono solo il martedì mattina. Nella mole di filmati a disposizione della procura e delle parti è saltato fuori un breve video e nel fascicolo non mancano le testimonianze di abitanti della zona che dalle finestre assistettero al pestaggio. Qualcuno di loro scattò anche delle foto. «L'arresto dei manifestanti non fu convalidato - dice oggi l'avvocato Riccardo Passeggi del Foro di Genova che difende uno degli arrestati - sorprendentemente due anni fa i pm Canepa e Canciani hanno mandato un avviso di fine delle indagini a carico dei manifestanti. Così ritenemmo meglio aspettare il processo. Invece non se n'è saputo più nulla». E intanto «tutto è ampiamente prescritto», come spiega l'avvocato Maria D'Addabbo che difendeva due degli arrestati. Paolo Nicchia, 58 anni, napoletano, è uno del cortile: «Stavamo risalendo corso Gastaldi - racconta sei anni dopo - a un certo punto un compagno mi grida "Paolo scappa". Guardai indietro e vidi le camionette che arrivavano sparando lacrimogeni». Una quarantina di manifestanti si butta a destra, salta un parapetto alto un metro circa e si trova in un cortile molto grande che in fondo ha una ringhiera e sotto un salto di 3 o 4 metri. La maggior parte si ferma nel cortile. «Vidi arrivare i carabinieri travisati con manganelli, che gridavano come invasati. Andai verso i carabinieri per calmarli, ma quelli mi afferrarono la mano e me la girarono, poi tutti mi saltarono addosso e mi picchiarono, mi trascinarono con la faccia a terra. Con la coda dell'occhio ho visto schiaffi, botte e manganellate distribuiti agli altri, compresi dei ragazzini di 14 anni». La Procura aprì un fascicolo contro ignoti con l'accusa di minacce, danneggiamento e percosse che non ha subito alcuna variazione nonostante la deposizione del tenente Loris Ditta del reggimento paracadutisti del Tuscania che in un'udienza del processo ai 25 accusati di devastazione e saccheggio, rispondendo alle domande dell'avvocato Fabio Taddei, ricordò in effetti di aver partecipato all'arresto di una decina di manifestanti, in «una sorta di cortiletto interno tra due palazzi alti».