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Amato si tiene De Gennaro al Viminale: sarà capo di gabinetto del ministro
Il governo lo ha sostituito al vertice della polizia con Manganelli. E torna il sereno anche nei rapporti con la Cdl. Russo Spena: «Ora la commissione d'inchiesta sul G8». Mascia: «Servono segnali di discontinuità»
Angela Mauro
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
26 giugno 2007

Non dovrà fare le valigie dal Viminale. Gianni De Gennaro, ex capo della polizia rimosso dall'incarico dall'attuale governo e indagato nell'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, cambierà solo stanza. Ieri il consiglio dei ministri ha accolto la decisione di Giuliano Amato di nominarlo capo di gabinetto del ministro. Dopo sette anni al vertice della polizia, De Gennaro sarà dunque la persona di fiducia del ministro, gli organizzerà il lavoro e curerà i rapporti con gli altri dicasteri, gli enti locali, insomma occuperà un ruolo che è una diminutio rispetto all'incarico finora ricoperto, ma comunque di prestigio, anche se lo inquadra in una posizione di sospetto stand by (difficile immaginare che il nuovo posto al Viminale gli vada bene come conclusione di carriera, dopo gli anni in polizia e nell'antimafia). L'attuale capo di gabinetto Carlo Mosca, nominato dal governo Berlusconi e non sostituito dall'esecutivo Prodi, resterà comunque al Viminale come consigliere di Amato. Il consiglio dei ministri di ieri ha anche ratificato la nomina di Antonio Manganelli quale successore di De Gennaro a capo della polizia. E con i due provvedimenti, la sistemazione di De Gennaro al fianco di Amato e la nomina di Manganelli, sembra essere tornato il sereno nei rapporti tra Unione e Cdl, fino a qualche giorno fa accanita nella contestazione delle decisioni del governo, magari con la speranza di trascinare il caso in Parlamento (al Senato) e averla vinta sul piano dei voti.
«Finisce bene una vicenda nata male», plaude il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Soddisfazione viene espressa anche dal capo "in pectore" del Partito Democratico Walter Veltroni, che ringrazia De Gennaro e osserva che la nomina di Manganelli è «il riconoscimento di esperienza e impegno maturati negli anni». Nell'unanime coro di consensi del mondo politico, si distinguono (di poco) Gasparri di An (a De Gennaro «un posto onorevole, ma di parcheggio»), e la Lega («incomprensibile» la sua sostituzione «se era così bravo da diventare capo di gabinetto al Viminale»).
Rifondazione ne approfitta per alzare il tiro sulla istituzione della commissione d'inchiesta sul G8. Dice Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, che non si tratta di «demonizzare» De Gennaro, ma di chiedere «chiarezza» su Genova, perchè quello che è successo sei anni fa «non è colpa di "mele marce" ma di errori nella catena di comando». Dunque, come prevede il programma dell'Unione, bisogna affiancare al lavoro della magistratura «la commissione di inchiesta sul G8». Graziella Mascia, deputata del Prc, "mobilitata" in commissione Affari Costituzionali alla Camera nei lavori per il varo della nuova commissione, non fa a meno di notare che l'incarico affidato a De Gennaro «non sembrerebbe lo sbocco logico e naturale per una persona con una carriera come la sua». E' un no ad un'eventuale nomina di De Gennaro a capo dei servizi segreti, nel caso in cui il governo riuscisse a vararne la riforma? «Vorremmo un segnale di discontinuità», risponde Mascia, osservando che «certo, dopo sette anni in polizia, sarebbe bene che De Gennaro si occupasse di materie diverse da quelle finora trattate...». In controtendenza nel Prc rispetto alla maggioranza, è Gigi Malabarba, ex componente del Copaco, della minoranza Sinistra Critica: «L'appoggio del Prc e della sinistra alla nomina di Manganelli e al nuovo incarico per De Gennaro è un suicidio che chiude ogni riferimento con la stagione dei movimenti di Genova».
E, per la prima volta collettivamente, prendono la parola anche gli avvocati di parte civile nel processo sui fatti avvenuti alla scuola Diaz, nel luglio 2001. Si dicono «sconcertati dalla reazione delle forze politiche e delle maggiori testate di stampa». E spiegano:«Quello che vediamo dispiegarsi oggi, con l'accusa a Gianni De Gennaro di aver indotto un testimone a dire il falso di fronte ad un tribunale della Repubblica, è l'arroganza di un potere che si pensa illimitato e al di fuori di qualsiasi controllo democratico e giudiziario». La polizia italiana, continuano, è «malata» e va «riformata» tutta: «Ci spinge fuori dal silenzio, l'assenza di riflessione da parte del governo italiano su una vicenda di tale gravità e la decisione da parte del medesimo di operare un avvicendamento al vertice della polizia nel segno della continuità specifica con la gestione precedente».