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L'uranio miete una nuova vittima
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
8 gennaio 2007

Ancora un militare malato per presunta contaminazione da uranio impoverito: lo denuncia Falco Accame, presidente dell'Anavafaf (un'associazione che tutela i familiari delle vittime arruolate nelle Forze armate), che giovedì scorso aveva segnalato i casi di altre due persone ammalatesi, una crocerossina ed un ufficiale dell'Esercito, entrambi pugliesi.
Questa volta, afferma Accame, «si tratta di un ex militare di 32 anni, lucano di Potenza. Apparteneva alla Brigata Garibaldi, XI Reggimento Artiglieria. Si è ammalato durante la missione in Bosnia di una forma neurologica, la cosiddetta patologia demielinizzante. È il secondo caso di malattia neurologica di cui l'Anavafaf è venuta a conoscenza tra gli ammalati per possibile contaminazione da uranio impoverito; l'altro è un caso di morbo di Gehrig, un tipo di distrofia muscolare che ha colpito un carabiniere».

Accame sottolinea che «i nostri militari in Bosnia, purtroppo, hanno operato senza misure di protezione, mentre i reparti Usa le avevano adottate fin dal 1993, e precisamente dal 14 ottobre, in Somalia durante la Restore hope».
Lo stesso soldato di cui Accame segnala oggi la patologia, impegnato quattro mesi in missione in Bosnia, ha riferito al presidente dell'Anavafaf «che non aveva in dotazione neppure le vecchie maschere antigas».
«I nostri militari, tutti volontari nelle missioni - prosegue Accame - non sono stati indennizzati (un mancato indennizzo che riguarda oltre 10.000 persone) perchè per un errore di trascrizione nella legge 280/91 sono stati esclusi proprio i volontari. E dal 1991 ancora oggi non si è rimediato all'errore, dopo 15 anni».
«Questa situazione è diventata insostenibile per cui - aggiunge il presidente dell'Anavafaf - dopo precedenti comunicazioni ho scritto oggi una lettera aperta ai presidenti della Camera e del Senato perché l'errore della cancellazione dei volontari tra gli aventi diritto è stato compiuto dall'istituzione parlamentare e spetta a questa istituzione (anzi spettava già da un pezzo) rimediare».