Rete Invibili - Logo
Aldro, la mamma accusa: «A rischio la nuova autopsia». Il 23 corteo a Ferrara
Il nuovo perito manifesterebbe «propensioni difensive verso gli agenti indagati»
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
15 settembre 2006

«Neanche su un animale si sarebbe indagato in questo modo». Accusa ancora Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi. Fra dieci giorni sarà un anno che suo figlio è stato ucciso in un violentissimo "controllo" di polizia e ancora non c'è una perizia definitiva. Anzi, non fosse stato per la sua ostinazione non ci sarebbero proprio state indagini. Sei mesi dopo, con l'arrivo di un nuovo pm è arrivata una svolta: l'iscrizione al registro degli indagati di quattro agenti per omicidio preterintenzionale e un incidente probatorio con la deposizione di una supertestimone, una coraggiosa donna del Camerun (avvenuta il 16 giugno), e, appunto una superperizia attesa per il 27 ottobre. Ma il nuovo perito super partes, ossia nominato dal gip, Roberto Testi, «manifesterebbe - dice Patrizia - propensioni difensive verso gli indagati». Le sue dichiarazioni arrivano dopo un primo incontro tra Testi e i periti della famiglia Aldrovandi, avvenuto l'11 di settembre. Proprio dalla bozza di verbale dell'incontro, che Patrizia ha avuto in mano ieri, emergerebbe la carenza del materiale raccolto e delle analisi svolte dai periti della Procura di Ferrara durante la fase iniziale delle indagini. In particolare, del sangue di Federico resterebbero non più di 3 milligrammi, «una quantità che forse non sarà sufficiente a determinare le eventuali sostanze stupefacenti assunte. L'analisi visiva dei reperti raccolti dalla procura rivela che nè la confezione contenente i reperti nè i reperti sono forniti di sigilli». La famiglia Aldrovandi vorrebbe solo un «processo normale» ma scopre che nemmeno hanno conservato i reperti, o li hanno conservati male. E' "solo" incuria o qualcosa di peggiore? I dubbi sulla prima consulenza medico-legale di parte, commissionata dalla prima pm a mettere le mani sul caso, sono stati confermati da Davide Santo Ferrara, luminare del settore e consulente per altre procure. Fu lui a scoprire le magagne della polizia colombiana nel caso della morte di un padovano. Straordinarie e inquietanti le sovrapposizioni con ciò che accadde a Ferrara il 25 settembre di un anno fa. Anche allora si disse che Giacomo Turra era pieno di "roba" e che gli agenti avevano solo tentato di soccorrerlo. E invece lo ammazzarono.
Ma quello è il Sudamerica. Questa è Ferrara. E qui arriveranno sabato 23, cittadini da tutt'Italia per chiedere verità e giustizia per Federico. Il comitato promotore si aspetta tra le 3mila e le 5mila persone. Il corteo partirà alle 16 dal piazzale Polledrelli, luogo di partenza storico delle manifestazioni estensi, vicino alla stazione e ai parcheggi gratuiti. Arrivo in piazza Castello dove ci sarà un concerto e la presentazione di un nuovo video sul caso Aldrovandi. Ricchissimo l'elenco di adesioni a confermare che intorno a Patrizia, Lino e Stefano si sta costruendo un piccolo laboratorio di democrazia che Liberazione ha seguito in ogni fase. Hanno aderito le strutture nazionali di Arci, Prc. Verdi, Giovani comunisti, la famiglia Giuliani e numerose associazioni di memoria, la sinistra giovanile ferrarese e la Fgci di Bologna, l'Unione ferrarese, quasi tutta, e centri sociali di tutta Italia più l'Abruzzo social forum, che organizza 4 dei pullman, con i giornali Liberazione e il manifesto. Al bando ogni forma di aggressività, perchè «chi compie violenza, anche verbale - dice Lino Aldrovandi - la compie contro mio figlio».

Per una coincidenza bizzarra, nel municipio estense, proprio ieri, è iniziato il primo corso regionale di formazione congiunta tra operatori dei servizi sociali, sanitari e di ogni tipo di polizia. Si chiama "Agire la sicurezza" e dovrebbe servire a favorire un processo di costruzione di interventi operativi integrati tra i diversi soggetti che si occupano di sicurezza e di problemi sociali. Chissà se il caso di Federico assurgerà all'onore delle cattedre visto che, se è vero che quella notte aveva bisogno di aiuto - come ripetuto dalla questura - avrebbe dovuto imbattersi in personale preparato. I quattro agenti, invece, riportarono a casa due manganelli fracassati perché impugnati al contrario e non usarono il defibrillatore per tentare di rianimare il ragazzo che chiedeva di smetterla che non ce la faceva a respirare. Il questore di allora è stato trasferito a Modena sei giorni dopo l'incontro tra Lino Aldrovandi e il ministro Amato.