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Aldrovandi, la sfortuna uccide
Elisa Corridoni
30 gennaio 2014

Sì, ieri sera abbiamo scoperto che se Federico Aldrovandi è morto non è perché ci sono persone che "sbagliano" (ipotesi di minima) a fare il loro lavoro ma perché "è stato sfortunato". E' quanto dichiara un poliziotto in un servizio delle Iene andato in onda ieri sera.

Eh sì, perché l'Italia è il paese dove se uno fa sci fuoripista e viene travolto da una valanga è la valanga killer, se con un po' di pioggia gli argini non tengono la colpa è delle nutrie e se una senzatetto muore congelata è il freddo l'assassino e non una società che non dà risposte ai bisogni.

E così se si finisce uccisi da qualcuno in divisa la colpa non è mai di chi uccide, ma è della vittima che diventa "un drogato", "un punkabbestia", "un violento", "uno che se l'è cercata". Oppure uno "sfortunato". A cui è andata male.

Nel "Bel Paese" lo sport nazionale è quello di dare la colpa agli altri oppure agli eventi non controllabili. E così non ci deve meravigliare se - a dispetto di tutto - il poliziotto di cui sopra dichiara: «L'hanno menato sì! Ma questo non era inerme. E' stato lui che è andato addosso a loro. Se ti capita la gente così cosa fai? Devi stare fermo, le prendo, perché altrimenti mi muore? Cerco di difendermi e se ci riesco te le do pure».

E allora va bene che i quattro tornino in servizio, magari trovandosi di nuovo davanti ad un ragazzo 18enne. Va bene che siano loro a dover intervenire quando magari c'è una rissa, o durante una manifestazione o fuori dallo stadio. Ma anche se si trovano a dover 'accogliere' un eventuale fermato in un ufficio. Se è giusto che costoro "rappresentino" lo Stato, forse lo "Stato" merita dei rappresentanti del genere.

Sempre con maggiore insofferenza ho vissuto il ripetere del ritornello sul "sono poche mele marce". Ed è con dolore che oggi dico che se costoro - i quattro condannati in via definitiva senza mai essersi pentiti, coloro che li hanno protetti, anche senza commettere un reato, coloro che ad oggi ancora li difendono a prescindere, coloro che "farebbero lo stesso" - rappresentano lo Stato, allora questo Stato non è il mio.

E' notizia di oggi delle ennesime due querele di Maccari, quello del Coisp. Una a Ilaria Cucchi per aver "offeso la dignità dei lavoratori di polizia" e una al mio amico carissimo e compagno di tante lotte Leonardo Fiorentini si presume per qualcosa di analogo.

A loro va la totale vicinanza e solidarietà: rappresentano più la Costituzione Ilaria e Leo che tutti i signori in divisa incapaci di prendere le distanze dai loro colleghi "mele marce".