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Lino Aldrovandi: «Magari c'è una polizia diversa»
Lino Aldrovandi e Checchino Antonini
30 luglio 2013

Magari non c'è in giro solo gente in divisa come quella che minimizza i casi di malapolizia. Orlando Botti ex Ispettore della Polizia di Stato è intervenuto questa mattina alla trasmissione "Prima pagina di Radio 3", storica rassegna stampa radiofonica di Radiorai condotta, questa settimana da Enrico Fontana, direttore del quotidiano online Paese Sera. Poi il poliziotto in pensione, ex sindacalista, ha chiamato il papà di Federico per informarlo dell'intervento. Lino Aldrovandi, a questo punto, ha sbobinato la trasmissione e ha spedito il testo a Popoff.

I due si sono conosciuti a Genova, pochi giorni fa, nell'ambito delle iniziative in occasione della ricorrenza dei fatti del luglio 2001. Botti era intervenuto a un'assemblea con Haidi Giuliani, Lorenzo Guadagnucci e altri ricordando di aver preso parte alle battaglie di una generazione di poliziotti che hanno rischiato la galera per sfilare con le stellette nei cortei del primo maggio, a fianco dei lavoratori per rivendicare la smilitarizzazione e la sindacalizzazione. «Il sogno dei sogni», ha detto che sembrava essersi avverato nel 1981. «Trent'anni dopo non riuscivo più a guardarmi in faccia - ha detto a Genova Orlando Botti - il sindacalismo di polizia è morto quando Sgalla disse che quello sui corpi imprigionati alla Diaz era sangue pregresso». Sgalla, all'epoca portavoce di De Gennaro si precipitò sul luogo del delitto per sbarrare la strada a parlamentari e legali e impostare la versione ufficiale per la mattanza cilena. Prima di allora, ha ricordato Botti, Sgalla era stato segretario sindacale di 25mila poliziotti.

Anche Lino Aldrovandi è un ufficiale di polizia municipale e, da quando quattro agenti gli hanno ucciso il figlio durante un violentissimo "controllo di polizia", cerca disperatamente tracce dell'esistenza di una polizia fedele al dettato costituzionale.

Ecco la trascrizione dell'intervento radiofonico.

«Buongiorno, Orlando Botti, ex Ispettore della Polizia di Stato di Imperia. Volevo così sottolineare che oggi tre dei quattro condannati per la morte di Federico Aldrovandi avranno fine pena. Non so se si ricorda la vicenda del ragazzo ucciso dagli appartenenti della squadra volante. A parte il fatto che erano stati prescritti nella maggioranza del delitto e comunque avevano fatto un ridicolo residuo di 6 mesi ai domiciliari, il problema è che il regolamento di disciplina della polizia di Stato non prevede l'espulsione per persone che uccidono, che uccidono un giovane per un delitto colposo. Ora, al di là della disquisizione tecnica se era un delitto colposo, preterintenzionale in cui non entro perché c'è stata la sentenza della magistratura, c'è un problema etico comportamentale, le faccio una domanda: "secondo lei, questi ragazzi, tre saranno liberi oggi e uno fra qualche giorno, possono rientrare tranquillamente in servizio, oppure per la questione diciamo dell'eccesso chiamiamolo così, per usare un eufemismo di comportamento atipico in servizio, dovrebbero essere espulsi dal corpo per indegnità? Ecco questo è il problema. Ora lei capisce bene che dopo i fatti del G8 dove questi superiori sono stati tutti promossi e nemmeno puniti pur condannati in Cassazione, lei capisce bene che siamo in un momento tragico. Secondo lei chi risponde alla coscienza dello Stato e della Polizia di Stato. Secondo lei il Capo della Polizia nuovo avrà qualche chance di dare una pulizia etico morale al Corpo?»

Risponde Enrico Fontana, direttore del quotidiano online Paese Sera:

«Grazie a lei sopratutto perché se non ho inteso male lei è un ex ispettore della polizia, l'ascoltatore che ci ha appena chiamato. Questa è proprio l'idea di Paese a cui facevo riferimento prima: "la bella Italia". Ci vuole una bella idea del proprio lavoro, un attaccamento vero al proprio lavoro, per dire con assoluta chiarezza quello che lei ha detto. Io non penso e ho massimo rispetto per tutti. Io non penso che si possa accettare l'idea che un regolamento come questo consenta la cancellazione non di una pena che viene espiata in base alle sentenze dei giudici, ma di un fatto che per essere stato commesso è secondo me incompatibile con la permanenza all'interno di quelle forze dell'ordine a cui noi affidiamo la nostra sicurezza. Lo dico in maniera molto semplice, con rispetto massimo anche per chi è stato all'interno di questa vicenda. C'è una sentenza, ci sono stati anche altri fatti che hanno inquietato le coscienze di molti, proteste. La mamma costretta a ricordare quel fatto in quella maniera così tragica e di cui forse ricorderete. Va cambiato questo regolamento, ecco. Al nuovo Capo della Polizia, al Ministro degli Interni, può essere affidata questa richiesta che viene non tanto da me che valgo quello che valgo, ma appunto anche attraverso questo nostro ascoltatore, credo anche da tanti, tanti appartenenti alla Polizia di Stato e alle forze dell'ordine che vogliono cambiare pagina, che vivono ancora come un tormento quello che è accaduto al G8, che hanno ancora l'eco dei fatti che hanno portato a rimozioni. Rimozioni di missioni, per le vicende relative alla signora Shalabayeva e sua figlia espulse verso il Kazakistan con una procedura che lo stesso governo alla fine ha dichiarato sostanzialmente irregolari, illegittime. Ecco, questa idea di maggiore rigore, di una maggiore coerenza tra ciò che si rappresenta per lo Stato e per i cittadini e di ciò che si fa nella quotidianità, io mi auguro, ho avuto la fortuna di conoscerlo in altre occasioni, in particolare quando era del servizio centrale operativo e quando è stato Prefetto di Napoli, mi auguro che il nuovo Capo della Polizia Alessandro Panza, sostenuto dal Governo riesca davvero a voltare pagina, a cambiare questo regolamento e a restituire coerenza, ripeto coerenza, tra l'immagine e la sostanza delle forze dell'ordine del nostro paese e le aspettative che i cittadini hanno nei confronti delle forze dell'ordine e la serenità che devono trasmettere a tutto il Paese nell'esercizio del loro dovere».