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La mamma di Aldrovandi: «Qui nulla è cambiato!»
Patrizia Moretti
25 ottobre 2012

Nulla è cambiato se non io.

Sono sotto processo.

Ho criticato la Pm. Guerra con le stesse parole usate dai suoi colleghi, ma io non sono un magistrato e quindi non ne avevo facoltà.

Ora il funzionario Marino della questura di Ferrara, è stato assolto in appello: non mentì alla pm Guerra quella mattina del 25 settembre 2005. Non la ingannò nascondendole la verità su quanto era appena accaduto a quel ragazzo appena maggiorenne che si trovava ancora scoperto agli sguardi dei curiosi sul l'asfalto di via ippodromo, morto, con i segni della violenza addosso.

La pm semplicemente non ci andò. Non lo ritenne meritevole di attenzione. In fin dei conti chi era quel ragazzo? Un povero drogato? Un figlio di nessuno. No. Non occorre andarci. Non ne vale la pena. Facciano quelli che sono già lì . Sequestrare i manganelli rotti? L'auto di servizio sporca del sangue di quel ragazzo? No, non ne è valsa la pena.

Interrogare i poliziotti responsabili di quel sciagurato fermo? No.

Interrogare gli autori delle prime indagini? No.

Però querelare e portare a processo la madre di quel ragazzo, questo sì che ne vale la pena!

I quattro poliziotti condannati per la morte di quel "povero disgraziato" (come lo ha amabilmente definito il procuratore Minna) sono regolarmente al loro posto di lavoro.

La condanna fino ad ora non è stata presa in considerazione dal Tribunale di sorveglianza che giustamente ha cose ben più importanti cui pensare. La pm Guerra è tornata al suo posto come se nulla fosse accaduto.

Cosa è cambiato allora?

Io.

Io che sono processata come imputata su richiesta della pm Guerra.

E mio figlio Federico che è morto ammazzato quando aveva appena compiuto 18 anni senza alcun motivo.

D'altronde qualcuno lo ha paragonato ad un maiale.

Nulla è cambiato se non io.

Tutto il resto è teatro, triste teatro.