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Ordine d'arresto per i poliziotti che hanno ammazzato Federico Aldrovandi
Checchino Antonini
31 luglio 2012

Probabilmente i quattro poliziotti colpevoli di eccesso colposo nell'omicidio di Federico Aldrovandi verranno affidati in prova ai servizi sociali dopo la condanna definitiva a tre anni e mezzo. I quattro sono stati raggiunti dall'ordine di carcerazione un mese dopo la sentenza di Cassazione che confermava i verdetti dei due gradi di giudizio precedenti. La condanna, infatti, è sospesa per trenta giorni così da consentire l'accesso alle pene alternative.

Quello che stanno facendo i quattro agenti definiti dalla pubblica accusa "schegge impazzite" scatenate (con un uso eccessivo della forza) "nei confronti di una persona inerme", tutt'altro che i "responsabili rappresentanti delle forze dell'ordine" che ci si sarebbe aspettato. Nel peggiore dei casi, dal loro punto di vista, i quattro agenti devono scontare solo sei mesi di pena, il resto è condonato in quanto reato avvenuto prima del maggio 2006, data dell'indulto.

Non si sa ancora nulla delle sanzioni amministrative previste in caso di condanna per reato colposo che prevedono - in base al decreto del Presidente della Repubblica 737 del 1981, recante le Sanzioni disciplinari per il personale dell'Amministrazione di pubblica sicurezza - la sospensione dal servizio da uno a sei mesi senza stipendio. Si può arrivare alla destituzione, ossia alla cancellazione dai ruoli dell'appartenente ai ruoli dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, se la condotta oggetto del provvedimento abbia reso incompatibile la sua ulteriore permanenza in servizio. Ma intanto gli agenti sono ancora in servizio e non si sa se a contatto col pubblico.

In rete viaggia e ha già superato le centomila firme l'appello lanciato dai familiari, dagli amici di Federico e dai giornalisti che hanno seguito il caso. La petizione chiede che vengano modificate le norme in modo che i condannati in via definitiva, anche a meno di 4 anni, vengano automaticamente allontanate dalle forze dell'ordine, a cominciare dai quattro poliziotti che intervennero quella notte all'Ippodromo di Ferrara. Inoltre viene richiesto che vengano determinati urgentemente modalità di riconoscimento degli appartenenti delle forze dell'ordine in servizio, come avviene peraltro in molti paesi europei.

Infine, si chiede il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti, ratificata dall'Italia nel 1988, introducendo anche nell'ordinamento italiano il reato di tortura.