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Motivazioni caso Aldrovandi; gli agenti lo pestarono per vendicare un affronto
Giulia Gentile
Fonte: L'Unità, 1 settembre 2011
1 settembre 2011

Depositate le motivazioni della sentenza d'appello che ha condannato 4 poliziotti. "Ognuno di loro ha percosso o calciato il ragazzo" che morì a Ferrara sei anni fa. La madre di Federico: ora mi aspetto misure disciplinari.

Solo gli agenti delle Volanti Alpha 2 e Alpha 3, Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, potevano far scoppiare il cuore del giovane Federico Aldrovandi in due vistosi ematomi, e farlo morire in strada, "in uno scenario in cui gli attori della vicenda erano" il ragazzo, "percosso con i manganelli, atterrato, immobilizzato e ammanettato, e nel contempo nuovamente percosso anche a calci", e i quattro uomini della Questura di Ferrara, che lo picchiarono con i manganelli "al punto da provocare la rottura di due di questi". E dopo averlo "atterrato con violenza e afferrato per i capelli, proseguirono a pestarlo".
Aveva da poco compiuto 18 anni "Aldro" quando, all'alba del 25 settembre 2005, morì dopo una violentissima colluttazione con i quattro agenti in via Ippodromo a Ferrara. A giugno, i giudici della Corte d'Appello di Bologna avevano confermato per gli uomini in divisa la condanna di primo grado a tre anni e sei mesi per eccesso colposo, senza concedere loro le attenuanti generiche. E senza neanche bisogno di tutti e 90 i giorni richiesti, ora le toghe hanno già depositato le 234 durissime pagine in cui motivano la decisione presa. Responsabili del pestaggio e della morte di "Aldro", gli agenti sono stati nel frattempo trasferiti in altre città. Mentre i funzionari della Questura ferrarese, finiti nelle indagini per aver coperto i colleghi tentando di depistare il lavoro dei magistrati, sono ancora al loro posto. "Ora starebbe allo Stato - l'appello di Patrizia Moretti, tenace mamma del ragazzo grazie alla quale l'inchiesta è proseguita - dare un segnale di distanza da queste persone, comminando misure disciplinari. Non è accettabile che, dopo anni di lavoro e responsabilità così gravi ampiamente acclarate, tutto o quasi resti come prima".
Per i giudici di secondo grado i fatti di via Ippodromo ruotano tutti attorno ad un intervento sull'adolescente "ingaggiato senza reale necessità, che non fosse quella di vendicare l'affronto subito poco prima da Pollastri e Pontani". Loro, i primi ad incrociare "Aldro" a piedi di ritorno da una notte in discoteca. Cosa accade però di preciso fra il ragazzo e i primi due agenti non è mai stato chiarito. Unico elemento certo, è che i due chiamano in rinforzo Forlani e Segatto.
Anche per questo, tutti e 4 devono essere condannati: "Ognuno di loro ha percosso o calciato il ragazzo" senza pietà. È il comportamento processuale tenuto dagli uomini in divisa, poi, a convincere i giudici a negare loro le attenuanti generiche. "Pubblici ufficiali, privi di precedenti disciplinari", Forlani, Segatto, Pontani e Pollastri "avrebbero dovuto portare un contributo di verità, ad onta delle manipolazioni ordite dai superiori". Troppo difficile allora, come ricorda l'avvocato di parte civile Fabio Anselmo, "arrivare fino a questo punto, fino alla verità. Ma al tempo stesso è emozionante constatare che, alla fine, i giudici ci abbiano dato ragione".