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Aldrovandi
Il testimone ritratta «quella notte non c'ero»
Ferrara L'uomo di «Chi l'ha visto» non conferma. Gli avvocati: «Lo interrogheremo»
Cinzia Gubbini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
7 luglio 2007

Nuovo colpo di scena sul caso della morte di Federico Aldrovandi. Il testimone che pochi giorni fa aveva telefonato alla trasmissione «Chi l'ha visto», raccontando di essere stato presente al pestaggio di Federico, ha ritrattato la sua versione davanti alla Procura. «E' stata tutta una mia fantasia», ha detto l'uomo al pubblico ministero Nicola Proto, che due settimane fa ha incassato il rinvio a giudizio dei quattro poliziotti di Ferrara accusati di omicidio colposo.
Gli avvocati della difesa hanno lanciato un duro atto d'accusa contro la trasmissione di Rai tre e contro «il servizio pubblico»: «Come volevasi dimostrare è una gigantesca bufala mediatica», scrivono in un comunicato i legali Gabriele Bordoni, Alessandro Pellegrini, Giovanni Trombini e Michela Vecchi. Il programma era già stato messo sotto accusa da Alleanza nazionale, che aveva chiesto l'intervento della Commissione di vigilianza Rai dopo che alcuni stralci della testimonianza dell'uomo - la cui telefonata era stata registrata a sua insaputa - era stata «recitata» da un attore, per tutelarne la privacy. Ieri gli avvocati di parte civile hanno deciso di rilanciare. In una conferenza stampa hanno fatto ascoltare ai giornalisti l'audio della telefonata, che dura quaranta minuti e in cui si ascolta la voce di un uomo a cui più volte si spezza la voce quando racconta: «Quel ragazzo lì lo hanno ammazzato di botte». «Noi non facciamo commenti, d'altronde il rinvio a giudizio c'è stato senza bisogno di questa testimonianza. Ma di certo chiameremo questa persona a deporre al processo», ha detto l'avvocato Fabio Anselmo. Lapidario il padre di Federico, Lino Aldrovandi, che rivolgendosi al presunto testimone ha detto: «Non c'è giudice più severo della propria coscienza».
Gli avvocati della famiglia hanno però chiesto alla stampa di non rivelare il nome dell'uomo e di tutelarne la privacy. La situazione, infatti, è piuttosto delicata. Telefonando alla trasmissione «Chi l'ha visto», l'uomo aveva già spiegato di avere timore di uscire allo scoperto. Quella notte di due anni fa, spiegava, in via Ippodromo non era solo in macchina, e non voleva in alcun modo che la sua famiglia lo venisse a sapere. Il giornalista Dean Buletti, comunque, ha naturalmente depositato l'audio in Procura. E il pm ha iniziato a indagare, individuando piuttosto facilmente l'autore della telefonata, nonostante la carta del cellulare fosse intestata a un'altra persona. Un rumeno che lavora nella casa dell'uomo, e che è stato interrogato, confermando alcune abitudini notturne del presunto testimone.
Il quale, al primo approccio con i carabinieri, ha negato anche di essere l'autore della telefonata, rifiutandosi di firmare il verbale. Si è però presentato il giorno dopo, giovedì, ammettendo di essere lui ad aver chiamato «Chi l'ha visto» ma spiegando che si era inventato tutto: «Sono uno scemo, non so cosa mi è saltato in testa», ha detto, sostenendo di non essere mai stato in via Ippodromo. Nell'interrogatorio il pm gli chiede conto di alcuni particolari: nella telefonata l'uomo racconta come ha raggiunto quella via, racconta che prima è arrivata una volante e poi un'altra, di aver visto Federico prima in piedi e poi in terra. Ma lui dice di aver appreso tutto dai giornali e di essersi «immedesimato». Il pm gli chiede anche come mai sia stato tanto preciso sui tempi. L'uomo, infatti, e questo rendeva particolarmente interessante il suo racconto, diceva di non aver sentito gridare Federico fino all'arrivo della prima volante. Una versione diversa da ciò che risulta dalle note di servizio. E che, pochi giorni prima dell'udienza preliminare, la Procura aveva scoperto essere state manomesse, posticipando l'orario di intervento. Su questo aspetto, è in corso un'inchiesta. E la storia non finisce certo qui.