Morta in carcere per un arresto cardiocircolatorio. È avvenuto, poco dopo le 15, nella casa circondariale di Montorio. La vittima è una donna di 36 di origini marocchine. E ancora una volta si torna a parlare di sanità e carcere. Sono passati pochi mesi infatti da quando le segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil e Sag-Unsa penitenziari, avevano inviato all'attenzione del ministro della giustizia Roberto Castelli e al capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra un documento che li informava sullo stato di agitazione nazionale di tutto il personale impiegato negli istituti e nei servizi dell'amministrazione penitenziaria. La protesta riguardava il "grave stato di decadimento del sistema penitenziario italiano". Sempre dal documento si legge che "sono oltre 60 mila detenuti ospitati nelle carceri italiane di questi il 30 per cento è extracomunitario; 20 mila sono tossicodipendenti, 8.600 sono gli affetti da epatite virale cronica, circa ottomila i sieropositivi e 6500 i disturbati mentali". A questi dati si aggiungono quelli dei suicidi: 29 dall'inizio dell'anno e 1.100 i tentativi sventati. Una situazione grave e drammatica quella a livello nazionale che non è meno sentita nella casa circondariale di Montorio dove attualmente nel reparto femminile sono detenute circa ottanta donne su trenta celle realizzate per detenerne al massimo una sessantina. Denunce circa lo stato di sovraffollamento è stato fatto da molte associazioni che vi operano all'interno. Nel reparto maschile i detenuti sono attorno ai settecento: il reparto dovrebbe al massimo ospitarne 450.
