Ricordano e raccontano tutto al collegio presieduto da Massimo Zaniboni, impegnato nel processo in corso al tribunale di Sassari contro gli agenti di polizia penitenziaria Mario Loriga, Mario Casu, Pietro Casu, Paolo Lai, Alessio Lupinu, Pietro Mura, Antonio Muzzolu, Giuseppe Renda, Renato Sardu. Sono gli imputati che hanno scelto di non ricorrere al rito abbreviato. Nell'udienza di ieri hanno continuato a deporre i testimoni, e vittime, di quella che doveva essere una vera e propria spedizione punitiva contro i detenuti considerati un po' troppo turbolenti. Tra i sei testi che hanno deposto ieri, tre in particolare hanno confermato con decisione la linea dell'accusa, sostenuta dal pubblico ministero Gianni Caria. Racconti in cui affiorano i nomi di alcuni pugni, calci e pesanti minacce. Tanta rabbia, nessun rancore.
Una voglia matta di giustizia, non di vendetta. Uno davanti ai giudici racconta nei minimi dettagli la violenza subita. "Ci hanno prelevato dalla zona all'aperto in cui trascorriamo l'ora d'aria". Spiega tutto con la lucidità di chi non ha ancora dimenticato ma non sa con chi prendersela. "Non sono in grado di riconoscere gli agenti che ci hanno messo le mani addosso - spiega - di sicuro, c'era anche qualcuno che prima non avevo mai visto". La prossima tappa di un processo che andrà avanti ancora per molto tempo (devono deporre ancora 140 testimoni dell'accusa, mentre quelli della difesa sono quasi il doppio) è prevista per il prossimo 13 maggio. Parleranno ancora le vittime di quella che gli inquirenti non ebbero difficoltà a definire come una spedizione punitiva, per la quale sono alla sbarra in Appello anche i vecchi vertici del sistema carcerario isolano. (g.m.s.)
